MI SCRIVE un lettore di Busnago: «Comincio a pensare che essere pensionati sia una disgrazia. Non c’è un euro in più per noi e l’assegno slitta al 10 di mese. Ma la tv e i giornali (“Giorno” a parte) si guardano bene dal darne notizia». Come non dargli ragione? In effetti, tra prelievi forzosi, mancati adeguamenti all’indice Istat del costo della vita e altre amenità varie, i pensionati italiani, da molti anni a questa parte, hanno visto ridurre considerevolmente il potere d’acquisto dei loro assegni. Uno lavora una vita per potersi godere una terza età migliore di quella dei nostri nonni e, poi, trova il governo di turno (compreso quello di Renzi) che scopre qualche “éscamotage” (per poi, magari, fare marcia indietro) in modo da sottrarti qualche sommetta supplementare. Secondo il nostro lettore, il potere d’acquisto della sua pensione è diminuito del 30%: non faccio fatica a credergli. E, oggi, in molti casi, le pensioni sono veramente da fame. È vero che, con un debito pubblico di queste dimensioni, non possiamo più consentirci le pazzie di un folle passato quando abbiamo dilapidato enormi ricchezze. È anche vero che, in una situazione d’emergenza economica, dobbiamo dare la priorità ai giovani che fanno sempre più fatica a trovare un posto di lavoro. Ma le priorità non debbono diventare un alibi per sacrificare le persone più anziane. Se è assodato che la vita media degli italiani s’allunga, dobbiamo garantire a tutti anche una vecchiaia il più possibile serena. Oggi va di moda il giovane: come negli anni Ottanta, gli yuppies fanno tendenza. Tutto ciò è anche giusto, ma attenti a non fare di ogni erba un fascio: non bruciamo i nostri pensionati sull’altare del Welfare. [email protected]