UN GRANDE giornalista era convinto che lo scoop non esisteva perché qualsiasi notizia poteva essere rimaneggiata e diventare sempre inedita. È quello che è successo, in questi giorni, con le indiscrezioni sulle dimissioni, all’inizio del 2015, del Capo dello Stato. Da quanto sappiamo, ormai, che Napolitano avrebbe lasciato con la fine del semestre di presidenza Ue dell’Italia, anche in vista del compimento dei 90 anni? Premesso che Re Giorgio, già al momento della rielezione nel 2013, disse subito che il suo mandato-bis non sarebbe durato fino al compimento, già da tempo sapevamo che, il prossimo, sarebbe stato l’ultimo discorso di Capodanno dal Quirinale. Eppure è bastato che un giornale tornasse sull’indiscrezione che, ormai, non era più tale -, per scatenare una specie di corsa a chi dava l’annuncio con più evidenza e con caratteri cubitali. In questi giorni, ci sono, così, stati forniti tutti i gossip sul ritiro presidenziale che già sapevamo: dalle condizioni di salute dell’inquilino del Colle a Clio che vuole proprio andarsene a casa sua. Ed è ripartito pure il toto-successore che, se vogliamo, è ancora più modesto di quello precedente, quando, per mancanza di candidati con il pedigrée giusto, tutti chiesero a Napolitano di restare ancora, almeno per un po’. A leggere i papabili, ti prende lo sconforto ed hai la consapevolezza di come siamo caduti davvero in basso. Uno dei pochi nomi di un certo prestigio è quello di Romano Prodi che, però, si è già dichiarato indisponibile. Siccome, la volta scorsa, è stato bruciato dai franchi tiratori del Pd, ho pensato che il no attuale potesse anche essere una mossa tattica e, pure, una specie di vendetta contro i suoi affossatori di ieri. Allora ho spedito al Professore un messaggino: sei proprio convinto di non scendere in campo per il Quirinale? La sua risposta, via sms, è stata molto laconica: Convintissimo. Rom. A questo punto, non ho potuto fare altro che replicare: Se ci ripensi….