NON È BELLO autocitarsi. Anzi, la prima regola che viene prescritta ai giovani giornalisti è quella di non personalizzare troppo gli articoli. Peggio ancora scrivere frasi tipo «l’avevo detto io!». Eppure ho provato un certo piacere quando ho letto la notizia che il favorito alla corsa al Colle è adesso Walter Veltroni: maggioranza e minoranza del Pd starebbero, infatti, convergendo sul nome dell’ex sindaco di Roma che potrebbe essere gradito anche ad altri partiti. Alla faccia delle buone regole del giornalismo, avevo visto giusto: il 9 luglio dell’anno scorso avevo, infatti, raccontato del mio incontro alla stazione di Bologna con l’uomo dell’“I care” e avevo, così, concluso l’articolo: «Penso che Walter potrebbe, alla fine, risultare il pretendente ideale della sinistra (e non solo) per salire al Quirinale al posto di Napolitano: il Colle sarà il suo prossimo film?». Anche se i giochi sono ancora tutti da fare, forse potrei avere azzeccato la previsione con sei mesi d’anticipo, quando ancora non si sapeva neppure con certezza se Re Giorgio si sarebbe dimesso. Un colpo di fortuna? Certamente, ma credo che abbia inciso anche la stima che ho nei confronti del Walter nazionale. Ma ora vorrei fare a Veltroni una raccomandazione: se davvero entrerà nelle ovattate stanze del Quirinale, eviti che in Italia ci sia in futuro una nuova Isola delle Rose. Lui la conosce bene perché ha, addirittura scritto un libro, quasi tre anni fa, sull’isola secessionista. Walter ha parlato di un fatto vero che accadde al largo della costa romagnola nel 1968, quando un ingegnere bolognese, Giorgio Rosa, trasformò una piattaforma in uno Stato indipendente dall’Italia. Dovette intervenire la Marina per smantellare la piattaforma. Veltroni se lo ricordi: abbiamo già dato. [email protected]