Ricordo ancora la sera in cui uccisero Marco Biagi, tredici anni fa. Il noto giuslavorista scriveva, come esperto in materia di lavoro, sul “Quotidiano Nazionale”, ed era mio amico fin dai tempi dell’università, a Bologna. Rivivo, ogni anno, come fosse ieri, quelle drammatiche ore. Le polemiche che seguirono l’attentato delle Br, perché al professore era stata incredibilmente revocata la scorta, nonostante le richieste di aiuto di Marco che capiva di andare incontro ad una morte certa, mi fanno ancora male. Oggi, una vita dopo – naturalmente per chi ha continuato a vivere, perché per Marco tutto finì quel 19 marzo – apprendiamo che l’allora ministro dell’Interno, Claudio Scajola, e l’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, sono stati indagati per concorso in omicidio colposo, poiché rimasero inerti, senza predisporre una tutela armata al consulente, nonostante le segnalazioni di pericolo. La verità era, drammaticamente, evidente da subito, mi chiedo, quindi, qual è il senso di questa iniziativa giudiziaria, dato che il reato è, ormai, prescritto. E non da ieri: dal 2009. È giustizia questa? Negli ultimi giorni, Renzi ha portato a casa la “riformina” sulla responsabilità civile dei magistrati nell’espletamento delle loro funzioni, ma la vera riforma della giustizia è tutta da venire e non riguarda solo l’estrema lentezza dei procedimenti. Se il governo riuscirà a raggiungere veri obiettivi, sarà davvero la madre di tutte le riforme. Ma il punto è proprio questo: c’è davvero l’intenzione di cambiare? 

[email protected]