“Là dove c’era l’erba ora c’è una città”. Il cantiere dell’Expo è mille volte più grande della famosa via Gluck di Adriano Celentano: se solo un anno fa, dalle parti di Rho, vedevi uno spiazzo immenso, quasi una prateria, e ti chiedevi come il miracolo fosse ancora possibile, oggi ti trovi davanti ad un cantiere immenso tutto proteso al “rush” finale. Ieri il commissario straordinario, Giuseppe Sala, ha fatto vedere lo stato dei lavori al “Giorno” e ci ha indicato anche il punto esatto in cui sarà piazzata la Madonnina-bis.

Il colpo d’occhio generale è stato notevole. Lavori febbrili dappertutto, operai-acrobati, anche nepalesi e vietnamiti, che si arrampicano come scoiattoli sui tetti dei padiglioni: la macchina, grazie anche a un inverno particolarmente clemente, adesso appare davvero oliata. Certo, mancano meno di due mesi al D-Day, alcuni padiglioni (leggi Ecuador e Turchia) sono in grave ritardo sulla tabella di marcia, ma la dirittura d’arrivo sembra ora a portata di mano, nonostante tutto. Dice Sala: «L’anno scorso vedevo nero, ma oggi posso dire che il peggio è passato».

Spero proprio che abbia ragione. L’investimento complessivo di Expo è stato di un miliardo e 200 milioni di euro, con oltre 4mila lavoratori impegnati su un milione di metri quadrati. Come fosse un’immensa scatola di Lego, pezzo dopo pezzo, le parti prodotte in decine di fabbriche e laboratori s’incastrano e disegnano il profilo di un sito che, per sei mesi, sarà la capitale del mondo. Con tante trovate anche simpatiche: è il caso del manto erboso che ricopre l’enorme “roof” di un padiglione e che sarà tenuto in ordine da trattorini radiocomandati che andranno su e giù. Qui verranno Putin, Michelle Obama (forse con il marito) e, magari, anche Papa Francesco, qui si farà davvero l’Italia del Duemila.

Ma l’Expo non sarà soltanto una grande kermesse planetaria perché diventerà pure una straordinaria occasione di happening. Ad esempio, con un biglietto serale di soli 5 euro potrai andare all’Expo e fermarti in uno dei tanti ristoranti con tutte le cucine dei cinque continenti: saranno oltre 160 e tale invasione sembra quasi un controsenso, considerando che i grandi temi dell’Esposizione saranno la nutrizione e la fame nel mondo. Torno a casa con una domanda assillante: ma cosa sarà tutto questo dal novembre 2015? Ci sarà una sede universitaria e altro. Troppo poco: non vorrei che qui tornasse solo erba.

[email protected]