ADESSO il ministro dell’Interno, Alfano, lancia l’allarme rosso con la massima allerta in Italia. È un film già visto nell’ultimo anno: ogni volta che l’Isis ha alzato il tiro, tra decapitati in fabbrica e turisti fatti fuori in spiaggia, immancabilmente il Viminale cerca di rassicurarci. Ma chi crede più alla chiamata alle armi di Angelino? Come può, davvero, essere tutto sotto controllo quando le forze dell’ordine, proprio in questi giorni, protestano in corteo perché non hanno mezzi e risorse adeguate? Che senso ha gridare ai quattro venti la sicurezza dell’Expo quando è sufficiente una semplice passeggiata tra gli stand per rendersi conto che, nonostante le tante misure adottate, è reale il rischio che il cecchino abiti qui, magari nascosto nel bosco sul tetto del padiglione dell’Austria? Purtroppo siamo nudi e indifesi di fronte all’escalation dell’estremismo islamico: bisogna incrociare le dita e augurarsi che, ancora una volta, lo stellone italico ci assista, nonostante tutto. Tanto più che il Belpaese è particolarmente esposto, tra l’Expo di Milano, appunto, e il Giubileo che, a fine anno, andrà in onda a Roma.

IL NOSTRO non è, comunque, solo un problema di mezzi e di uomini destinati alla sicurezza. Il nodo più importante viene da molto lontano: per inquadrarlo meglio, è giusto ricordare il pensiero espresso, tanti anni fa, da una persona che, proprio per quelle profetiche idee, fu messa in croce: il cardinale Giacomo Biffi che sta ora affrontando gravi problemi di salute (a lui i nostri auguri di guarigione). Già nel 2000, ben quindici anni fa, l’arcivescovo di Bologna, che era stato prima vescovo ausiliario a Milano, disse: «Non ho paura dell’Islam… ma della straordinaria imprevidenza dei nostri politici». Il porporato rincarò poi la dose: i musulmani vengono da noi, nella stragrande maggioranza dei casi, decisi a restare estranei alla nostra comunità. Ecco perché lo Stato non può sottrarsi al dovere di regolamentare il fenomeno dell’immigrazione. Roma, aggiungeva il cardinale, ha il dovere morale di scegliere nel “mare magnum” degli uomini che bussano alle porte dell’Italia, privilegiando chi è disponibile ad integrarsi e più vicino alla nostra cultura.

PAROLE PROFETICHE, quelle di Biffi, oggi più che mai. Allora il cardinale di Bologna venne aspramente criticato da un establishment buonista ed imbelle, con i risultati che sono, adesso, sotto gli occhi di tutti. Ecco il bilancio dei tre lustri dallo “j’accuse” di Biffi, trascorsi invano per la cecità assoluta e per la lunghissima “vacatio” in materia di immigrazione dei tanti governi che si sono succeduti. Dal 2000, in particolare, abbiamo sempre vissuto alla giornata sperando che, magari, qualcun altro, ugualmente inetto (leggi: Europa), ci levasse le castagne dal fuoco. Adesso quelle castagne sono diventate vere e proprie bombe umane. Per fortuna che c’è Alfano che ci protegge. [email protected]