IL SOLITO, affezionato, lettore di Varese, Enzo Bernasconi, sempre acuto nei suoi giudizi, mi ha scritto ieri per chiedermi a cosa servono le leggi in Italia se poi vengono rispettate in modo non sempre obiettivo perché, qualche volta, diventano “ad usum delphini”. È il caso della famosa legge Severino che sembra applicata a seconda di come spira il vento, qualche volta da destra, altre da sinistra. Come ha rilevato ieri, sul QN, Gabriele Canè, i giudici hanno finito per chiudere un occhio congelando, per qualche settimana, la sospensione dalla carica per il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che, così, potrà cominciare a governare. Un copione, peraltro, già visto perché, in precedenza, era successa la stessa cosa a un suo conterraneo, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. È andata diversamente, invece, a Silvio Berlusconi che, in base alla stessa legge, a suo tempo è stato espulso dal Parlamento, due pesi e due misure, almeno ad una prima lettura delle tre vicende. E pensare che proprio l’ex sindaco di Salerno era stato considerato impresentabile dalla Commissione ad hoc presieduta da Rosi Bindi, sua compagna di partito. A scuola ci hanno insegnato come la legge sia uguale per tutti, ma forse abbiamo capito male. Basta guardare la legge Severino che, come dice il cognome stesso della regista del provvedimento, dovrebbe essere ugualmente severa con tutti. In Italia, la famosa terra dei cachi, questo, invece, non succede sempre: anzi, qualcuno dice che le leggi non si applicano, ma si interpretano secondo convenienza e opportunità politica. Staremo a vedere chi ha ragione. [email protected]