VATILEAKS 2: si stanno moltiplicando i serpenti velenosi, così li ha definiti Papa Francesco, che strisciano nelle segrete stanze della Santa Sede. Fondi di carità che non distribuiscono neppure un euro ai poveri, appartamenti lussuosi in mano alla Curia, spese fuori controllo, fughe di notizie di ogni tipo e carte trafugate: di tutto, di più. I riflettori sono ancora puntati sullo Ior, la banca del Vaticano che da trent’anni continua a essere al centro di tanti scandali.
Ricordo i tempi in cui l’istituto era guidato da Paul Casimir Marcinkus, l’allegro arcivescovo di origini lituane nato a Chicago, che era stato anche il guardaspalle di Paolo VI nei viaggi all’estero. Ero riuscito ad intervistarlo due volte: la prima quando ancora alloggiava nelle sacre mura, la seconda in esilio allorché era diventato un semplice coadiutore in una parrocchia di Phoenix, in Arizona, frequentata da messicani.
Mi ha sempre colpito il fatto che quell’uomo di Chiesa sembrava, invece, semplicemente, un uomo di mondo, sensibile ai piaceri della vita: giocava spesso a golf, indossava vestiti sportivi all’ultima moda, apprezzava i ristoranti famosi e cantava pure “Arrivederci Roma”. Quando ho visto le foto di Vallejo Balda, il monsignore spagnolo che, assieme a Francesca Immacolata Chaoqui, avrebbe passato le carte ai giornalisti, mi è sembrato di vedere un Marcinkus redivivo: il prelato dal sorriso sgargiante assomiglia anche fisicamente al vecchio e discusso presidente dello Ior. Quasi due gemelli. I miracoli non sono facili. Neppure all’ombra di San Pietro. E la storia non cambia mai.
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