DOMANDA: cosa hanno in comune Silvio Berlusconi, Mario Monti ed Enrico Letta? Ben poco, a parte il fatto di avere frequentato Palazzo Chigi prima di Renzi. In effetti, i tre presidenti del Consiglio, predecessori di Matteo, sono, tra loro, agli antipodi anche se qualche convergenza si è notata quando erano ormai ex, come è successo a Letta che si è messo a fare il professore, sia pure a Parigi, alla stregua di un Monti qualsiasi. Per una volta, però, in questi giorni, i tre hanno stranamente cantato all’unisono contro il loro successore per l’improvviso irrigidimento nei confronti degli alleati, o presunti tali, del Vecchio Continente. L’ex Cavaliere, il professore in loden e l’esiliato in Francia non sembrano, infatti, avere proprio digerito l’atteggiamento di Renzi che, accantonate le buone maniere, chiede maggiore flessibilità all’Europa sul debito, in modo da toglierci quel cappio al collo che, prima o poi, finirà per strangolarci

SECONDO molti economisti se Bruxelles decidesse, alla fine, di allargare i cordoni della borsa, metterebbe in movimento un “boomerang” che finirebbe per allontanarci da quel sentiero virtuoso che, con grandi sacrifici, percorriamo ormai da molti difficili anni. In teoria, queste affermazioni dei “puri” non fanno una grinza: abbandonare la retta via si rivelerebbe una jattura per il nostro fragile Paese. Eppure, per una volta, mi trovo più d’accordo con Matteo che con gli “ex” e, semmai, mi sento di rimproverare il sindaco d’Italia per aver mostrato gli attributi in ritardo, quando la situazione era, sia pure in parte, già compromessa. Se avessimo alzato la voce sin dal momento della costruzione del pericolante castello dell’euro, difendendo i nostri legittimi interessi, non avremmo fatto la fine di certi parvenu che accettano le peggiori ingiurie pur di sedersi alla tavola di qualche arrogante nobiluomo.

DA QUANTO TEMPO, ormai, andiamo sostenendo che i “big” dell’Europa ci stanno strangolando in una morsa sempre più mortale? Ora, semplicemente, Renzi si è risvegliato dal lungo letargo e cerca di recuperare il tempo perduto. Forse, si sta rimettendo in riga in maniera un po’ disordinata, ma la situazione è tale che il loden non basta più a proteggerci dai rigori di un’Europa sempre più gelida e rigida. È vero, dobbiamo dare seguito agli obiettivi di contenimento del debito indicatici dalla “spending review” per non rischiare di finire definitivamente nella palude che ha affossato la Grecia, ma non possiamo neppure essere ancora supini alle pretese egemoniche di Berlino. Renzi dovrà, insomma, essere molto bravo a diventare un maestro nell’uso del bastone e della carota: si tratta, in fondo, di trovare solo il giusto “mix”, checché ne dicano tutti i professori.
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