SALA HA BALLATO solo tre giorni. L’ex commissario straordinario all’Expo ha incassato la giusta soddisfazione per avere vinto le primarie del centro-sinistra nella corsa a sindaco di Milano, ma già ora è alle prese con mille problemi. In primis la discesa in campo di un altro city manager, Stefano Parisi, che, ad un’analisi più approfondita, non parte affatto battuto in partenza. Partiamo dalle debolezze di Sala che sono emerse solo nelle ultime ore. Innanzitutto, non c’è stato quel trionfo contro la Balzani che molti osservatori s’aspettavano. Non solo: non è scontato, nonostante l’impegno di Pisapia,  che i voti raccolti dall’attuale vice-sindaco e da Majorino, passino automaticamente  al candidato di Renzi. Secondo un’indagine condotta dai giovani studenti della Statale di Milano, guidati dal professor Fasano, almeno il 35 per cento delle preferenze dei «duri e puri» non sarà dirottato su Sala. Dove andranno?

BISOGNA poi tenere conto  di alcune frange del voto moderato. È probabile, infatti, che diversi centristi  che avrebbero finito per appoggiare Sala  nel caso di una sfida col segretario della Lega,Matteo Salvini, ritornino all’ovile con l’ufficializzazione della candidatura di Parisi. Questi, che è stato responsabile economico ai tempi del governo Amato e direttore generale di Confindustria con D’Amato presidente, potrebbe anche ottenere l’appoggio di una lista civica formata da un manipolo di uomini di Alfano guidati da Maurizio Lupi che è molto amico di Parisi. Secondo qualcuno, l’ex ministro di Renzi potrebbe anche autosospendersi  da Ncd per potere avere le mani libere durante la campagna elettorale. È proprio il caso di dire che per il vincitore delle primarie si preannunciano tempi da lupi. [email protected]