A FAVORIRE lo scontro di oggi, per conquistare Palazzo Marino, è stato proprio Stefano Parisi, che, seduto al tavolo di un ristorante del centro, mi confessa candidamente di avere fatto, assieme a Bruno Ermolli, il nome di Giuseppe Sala come city manager della giunta Moratti, l’incarico che lui stesso aveva ricoperto ai tempi di Albertini. Come a dire che la fortuna di mister Expo nasce, incredibilmente, proprio da una raccomandazione dell’attuale avversario nella corsa a sindaco di Milano. Così va il mondo. Insomma due amici-rivali, Sala e Parisi, come giocatori di una stessa squadra di calcio che ora militano in formazioni diverse. Se, poi, aggiungiamo il terzo incomodo, Corrado Passera, il più manager di tutti, la competizione elettorale sotto la Madonnina diventa una prima assoluta a conferma che è stato cantato il “De profundis” alla vecchia Scala della politica. Dalla notte dei tre tenori a quella dei tre manager.

PARISI mi racconta della telefonata di auguri che ha ricevuto giovedì da Sala e poi illustra i suoi programmi se diventerà primo cittadino: dalla digitalizzazione dell’amministrazione comunale, completando quel processo che aveva avviato tanti anni fa con Albertini, a un “maquillage” del centro della città, a cominciare dalle “brutture” dei padiglioni dell’Expo in Piazza Castello. Potrò sbagliarmi, ma penso che, con la sfida tra Sala, Passera e lo stesso Parisi, Milano tornerà ad essere il laboratorio della politica in Italia. [email protected]