“PARIGI BRUCIA” abbiamo scritto nel gennaio del 2015 dopo il blitz dei kamikaze dell’Isis alla redazione di “Charlie Hebdo” e l’abbiamo riscritto nel novembre scorso dopo i nuovi attacchi in contemporanea nella capitale francese. Oggi, all’indomani degli attentati di Bruxelles, siamo costretti a prendere atto che il mondo brucia. Siamo in mezzo ad una guerra totale, una guerra infame perché si combatte su più fronti contro fanatici assassini dal volto coperto. Se ci sentivamo inermi ed impotenti davanti alla spirale di violenza senza limiti, oggi siamo in preda ad un’angoscia che non ha confini o tregue.
Eppure solo pochissimi giorni fa avevamo gioito alla notizia della cattura, sempre nella capitale belga, del terrorista Salah, primula rossa da quattro mesi. Non sappiamo adesso se gli attentati di ieri siano la risposta immediata dell’Isis a quell’arresto, ma è certo che il risveglio è stato rapido e tremendo: l’incubo continua e, giorno dopo giorno, diventa sempre più agghiacciante.
Dobbiamo anche prendere nuovamente atto che siamo costretti a fronteggiare quasi alla cieca un terrorismo islamico “europeizzato” perché i protagonisti di questa terribile guerra santa nel nome di Allah, sono uomini che vivono in Occidente e devastano le città dove abitano da anni. A novembre speravamo ancora di spegnere tutti i focolai ma oggi ci sentiamo nudi senza una vera strategia europea. Cosa possiamo fare?
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