IL PIÙ CONTENTO, alla fine, era forse il presidente uscente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Al telefono, non nasconde la soddisfazione perché, con la scelta di Vincenzo Boccia, è stata premiata la continuità con la sua gestione. «È stato il mio vice per quattro anni», dice contento Mister Mapei per poi confessare: «Ora mi sono tolto un peso». Possiamo capirlo: di questi tempi, qualsiasi ruolo di grande spessore, dopo il periodo di euforia iniziale, rischia di rivelarsi un pericoloso “boomerang”. Speriamo che il momento magico di Boccia non sia, appunto, solo un momento, ma duri per tutto l’arco della presidenza all’Eur: con la crisi che il Paese attraversa, un uomo collaudato ed esperto come lui in viale dell’Astronomia fa gioco a tutti. L’avevo visto proprio sabato scorso sul lago di Como e l’avevo trovato certo della vittoria: a differenza di Vacchi, aveva fatto bene i conti. Aveva pure indicato le linee-guida della sua futura presidenza: riaffermare il ruolo fondamentale della Confindustria, soprattutto in una stagione di lunga crisi come l’attuale, avvalendosi anche dell’apporto di grandi “saggi” del mondo imprenditoriale. Mi auguro che i fatti gli diano presto ragione: per ora ha «bocciato» giusto. [email protected]