Belle e inquiete, le tre primedonne del Baltico. Vilnius, cuore geografico d’Europa, Riga, metropoli accattivante, Tallin tanto vicina eppure tanto lontana dalla Russia. Un viaggio imperdibile, alla scoperta di territori che furono a lungo pagani. Fino alle crociate del 1200, qui si adoravano dei della terra e del mare. Poi arrivarono i temibili cavalieri teutonici della spada, a desertificare anche i miti e le leggende. Nemmeno i folletti dei boschi, tanto cari ai popoli del Nord Europa, sono sopravvissuti al destino di queste terre, destino d’esproprio e violenza.
Indipendenti fra il 1918 e il 1940, prima dell’inizio del secondo conflitto le terre di Maria, nel frattempo divenute profondamente cristiane (cattoliche e luterane) furono sottomesse all’Urss, espropriate della lingua, della religione, e di tutto. Eppure sono risorte. Nella cattolicissima Vilnius, il lituano è sopravvissuto proprio grazie ai sacerdoti che nei piccoli oratori continuavano di nascosto a insegnare la lingua.
Nascosta nel sagrato della cattedrale è anche la lastra in pietra da dove il 23 agosto dell’89 partì la catena umana che per seicento chilometri quel giorno unì, mano nella mano, circa due milioni di Lituani, Lettoni ed Estoni in una pacifica manifestazione di protesta contro il dominio sovietico. Funzionò, e quella lastra ė diventata la mattonella magica dove si può girare su se stessi esprimendo il desiderio che si vorrebbe esaudito.
E ancora oggi si sente forte che Vilnius e tutta la Lituania sono luoghi dell’anima, come la Collina delle croci, già luogo di culto nel Medioevo, ora passaggio ineludibile dello spirito, che tra quelle migliaia di dolori infissi nella terra può perdersi nel silenzio. Terra di morte e di vita quella baltica, ripopolata di cicogne. Accesa d’estate dai tanti matrimoni celebrati alla luce pallida delle notti bianche, con gli sposi in candido frac, e le spose avvolte in nuvole di tulle, bianco come la neve che sola illumina i lunghi inverni bui. Terra di mercanti e di navi, che venera i gatti in ogni dove: li troviamo a passeggio al guinzaglio, stampati sui souvenir o issati sui monumentali palazzi jugendstil di Riga. In città i russi formano una strana maggioranza tollerata dai lettoni.
L’indipendenza delle tre Repubbliche è fresca (appena 25 anni), e andando più su, nella pallida e modaiola Tallin, ancora si vive con l’incubo: se zar Putin decidesse di nuovo di invadere, l’esercito estone potrebbe resistere solo otto minuti. Ma siamo certi che queste tre fanciulle che si specchiano nell’argento del Mar Baltico, per secoli dominate dalla nobiltà tedesca, mai dome nonostante i troppi padroni che hanno cercato di rubar loro l’anima, riuscirebbero a conservare intatto e puro il loro cuore nordico, guardando un orizzonte dell’Est segreto e incontaminato. Tutto loro.