Oggi ci sorprendiamo che la regina Elisabetta avesse preparato il testo del suo discorso alla nazione nel caso di attacco nucleare alla Gran Bretagna, ma basta tornare indietro con la memoria per ricordare che il pericolo della terza guerra mondiale era una quotidianità, che si rifletteva in tutti gli aspetti della vita. E comunque era ben superiore all’esatta percezione che poteva averne la popolazione civile. In quegli anni ho partecipato ad alcuni seminari dell’Istituto di studi strategici di Londra e l’argomento di quelle giornate di studio era appunto la guerra mondiale tra Usa e Urss. Ricordo che ebbe un certo successo un libro, di cui ho ritrovato una copia in una bancarella, che era stato scritto da tre generali americani in pensione il cui titolo era appunto la terza guerra mondiale e che prevedeva che la guerra sarebbe scoppiata con lo sfondamento delle linee di difesa Nato schierate in Germania lungo la Cortina di ferro.

Sempre per motivi di lavoro ebbi modo di vedere cose che nessun europeo poteva immaginare e il luogo dove veniva ipotizzato l’attacco sovietico. Mi capitò quando i militari Usa mi mostrarono come attendessero l’Apocalisse. Partimmo dalla base Nato di Francoforte in elicottero, diretti verso est, un viaggio in una giornata di pioggia su una foresta sterminata che si presentò sotto i miei occhi con un volto spaventevole. La foresta era stata tagliata con corridoi verticali e orizzontali, a formare uno scacchiere immenso e sterminato con corridoi nascosti dagli alberi e lunghi per chilometri e chilometri dove erano allineati pronti a mettersi in marcia migliaia e migliaia di carri armati che si sarebbero messi in moto con i cannoni puntati ad est in caso di attacco delle forze del Patto di Varsavia. Facevamo scalo ad intervalli di mezz’ora, forse meno, perché la consegna era di essere sempre a serbatoio pieno per avere la massima autonomia per la fuga in caso di attacco. Alla fine arrivammo in una postazione dove c’erano una ventina di volontari americani con un paio di carri armati e un paio di baracche. Erano lì ad aspettare che scoppiasse la guerra e il loro compito era di dare l’allarme e morire, perché non avrebbero potuto sperare in un’ altra sorte. Questa era l’Europa della Guerra Fredda agli inizi dei favolosi Anni Ottanta. Per fortuna poi la storia è cambiata.