DIFFICILE dire se il Pd sia il partito giusto per Renzi, questione fra l’altro di lana caprina. Potremmo però azzardare che il partito di Visco, governatore di Bankitalia, potrebbe essere quello di Renzi, visto che almeno in un punto i due la pensano allo stesso modo, ovvero che sia i sindacati che Confindustria frenano lo sviluppo del paese. Il che non significa che Visco voglia iscriversi al Pd o Renzi candidarsi a governatore, ma semplicemente che per il paziente Italia, come si diceva una volta, entrambi arrivano alla stessa diagnosi pur partendo da strade diverse.

Trovo che i giornali non si siano sufficientemente occupati del discorso fatto da Visco in occasione della celebrazione in ricordo del predecessore Guido Carli, che coniò la dirompente sebbene elegante definizione di un’Italia imbrigliata in “lacci e lacciuoli”. Mi pare di poter dire che Visco sia andato oltre, usando meno eufemismi. Oggi siamo, ha detto, come negli anni 70, quando l’immobilismo della politica creava inflazione mentre ora il problema è il ristagno dell’economia.
Ce n’è per tutti e non si può dire che l’uomo si sia pentito visto che ieri ha rincarato la dose agli offesi imprenditori, a cui ha detto di essere miopi e senza coraggio perché evitano di rischiare e di investire del proprio nelle loro aziende.

CHE altro dovrebbe dire per associarsi ad un governo accusato di giovanilismo e di demagogia, leggi, come si dice oggi, populismo?
Questa sottovalutazione del discorso di Visco dimostra anche un radicato scetticismo tra i media, che continuano a guardare a Renzi e alla sua squadra stando alla finestra, ovvero senza mostrare convinzione che riusciranno nell’impresa. Si sono invece appassionati attorno all’inutile quesito se Obama sia venuto per incontrare il papa o il presidente del consiglio italiano, ignorando, altra questione di lana caprina, che è ovvio che i media del mondo abbiano dato più importanza alla visita dal pontefice, che è padre spirituale della più importante fede religiosa del mondo essendo i cristiani oltre 2 miliardi. Ma ciò non ha impedito ad Obama di riservare un’importante attenzione a Renzi, fra l’altro riaffidando all’Italia il ruolo di paese guida e cerniera nell’area del Mediterraneo. Con evidente dispiacere dell’ambiziosa Francia. Che poi Renzi abbia o non abbia dimestichezza con i riti dei vertici internazionali questo è un altro discorso ma di secondaria importanza perché se non ha ancora imparato, imparerà. Il punto è che per la riuscita di un’impresa, se non disperata certamente molto coraggiosa, come quella intrapresa dall’attuale esecutivo, non si può stare alla finestra per aspettare di schierarsi con chi vincerà. Ognuno deve fare la sua parte. Sindacati compresi, magari chiedendosi perché la disoccupazione giovanile, pur nelle regole da loro vidimate, sia passata dal 25 al 40 per cento.