Ci sono molti modi per restituire una spia al suo legittimo proprietario, la si può rispedire al mittente dentro una bara, o con un comodo biglietto di aereo o accompagnandola al più vicino posto di frontiera; restituirla facendolo sapere a tutti è tra tutti i modi il meno credibile.
Normalmente vige il principio della reciprocità a seconda del danno subìto dal paese ospite, quando viene superato il limite si strilla come ha fatto la Germania con l’espulsione del capo della Cia a Berlino. Confesso di avere un passato abbastanza lungo per non essermi scandalizzato a questa notizia e sul momento ho ascritto il caso ad una totale assenza di gratitudine, che come si sa in politica non è una virtù. Mi sono passati nella mente i giorni trascorsi a Berlino e a Bonn, ma soprattutto a Berlino quando i vopos erano perfettamente efficienti e la Fondazione Adenauer e gli alleati Usa valutavano le strategie per varcare il Muro con le voci delle radio libere occidentali. Erano tempi in cui c’erano più spie che tedeschi e chiunque abbia avuto a che fare con quella Germania ricorda di essere stato messo in guardia dal legarsi a segretarie che in genere avevano il doppio lavoro ed erano spie magari al servizio del nemico.

Perché per fortuna allora si sapeva chi erano gli amici e i nemici, ora invece chiamiamo alleati anche quelli che non pensiamo lo siano fino in fondo.
La Germania che espelle una spia americana suona come un fatto paradossale, come se un ladro arrestasse una guardia, un fatto epocale ovvero che divide due epoche, perché mai avremmo potuto immaginare sarebbe accaduto sia pure a 25 anni dalla Riunificazione. E poiché l’accaduto non può essere riconducibile alle motivazioni tecniche che sono state esternate, ovvero all’attività propria della persona in causa, è chiaro che la ragione vera per cui è stata invitata ad andarsene è un’altra ed è politica. Ovvero collegata all’intenzione di voler creare il caso, di voler far scandalo anche agli occhi dell’Europa, di voler amplificare lo strappo proprio nei riguardi del paese al quale la Germania è più debitrice, avendo avuto negli Usa il più affidabile difensore dalle dichiarate intenzioni espansionistiche dell’Urss negli anni della Guerra Fredda. Perché la Germania, con motivazioni fra l’altro goffe, come quelle esplicitate dalla Merkel, per cui il capo della Cia è stato accusato di spreco, rendendo risibile la motivazione della sua espulsione ridotta a pena per aver costituito un costo non giustificato — la solita manìa di far quadrare i conti —, perché la Germania, dicevo, abbia voluto far arrivare un segnale di questo tipo conduce a molte risposte, in parte al ruolo sempre più centrale del paese nell’ambito europeo, fino a indurla a identificarsi con l’Europa stessa, nel caso in cui non ne fosse ancora totalmente convinta statene certi che prima o poi accadrà, fino a toccare aspetti che riguardano la sua politica estera molto ancorata agli affari economici, che sono stati gravemente danneggiati dalle sanzioni alla Russia dopo la crisi ucraina, fino a riguardare orizzonti come la Cina. Tutto il resto è letteratura. I servizi tedeschi sapevano benissimo di lavorare non già in compagnia degli americani ma soprattutto grazie a loro, scandalizzarsene è pura finzione. Una sceneggiata tedesca, non potendo dire napoletana.