Premesso che la soglia di attenzione per le previsioni meteorologiche è nettamente superiore a quella per le previsioni sulla riforma del Senato, rimane la soddisfazione nel constatare che se i nostri senatori fossero bravi nel fare le leggi come lo sono nel presentare gli emendamenti saremmo il paese più efficiente del mondo e non tra i più sgangherati se è vero che per lentezze burocratiche devono ancora essere attuate leggi che furono varate dal governo Monti, ricordate Monti e i professori di un secolo fa? Se poi andiamo a guardare più da vicino quel che sta accadendo l’incredulità cresce a dismisura, perché la forza dei numeri ci obbliga a stupirci nell’apprendere che gli 8mila emendamenti che hanno inchiodato la riforma del Senato sono il risultato di un lavoro durato poco tempo e il prodotto di tutte le minoranze ma soprattutto del Movimento a 5 stelle e ancora di più dei senatori del Sel, ai quali è attribuita la paternità di ben 5, 6mila delle 8mila proposte di cambiamento. E poiché i senatori di Sel, se non vado errato, si contano poco più che sulle dita di una mano e sono sette o giù di lì, va da sé, è ancora la forza dei numeri che ci lascia senza fiato, che in pochi giorni tali stakanovisti si sono aggiudicati il risultato di avere presentato una media di un migliaio di emendamenti a testa e perciò capite perché, se fossimo in altri tempi, il premio all’Ordine di Lenin per aver dato prova di particolare attaccamento al lavoro questi signori se lo sarebbero meritato con tutte le carte in regola.

E se poi qualcuno, come abbiamo fatto noi, ha raccolto testimonianze secondo cui i suddetti senatori si sono avvalsi anche della solidarietà di esperti della materia, che magari non per affinità politiche ma per convergenze parallele hanno visto nel loro ostruzionismo un provvidenziale aiuto a fermare disegni riformatori che arrecherebbero grevi danni ai loro interessi economici, questo ha certamente rappresentato una fortunata coincidenza per soddisfare obiettivi differenti ma coincidenti. Se poi questi bassi interessi per un puro caso si aggiungono ad altri bassi anzi bassissimi interessi di chi cerca di far fuoco sul governo e sul partito di maggioranza per rappresaglia a torti subiti o per pressione allo scopo di ottenere vantaggi futuri, ebbene perché non salutare la felice coniugazione tra grandi disegni istituizionali e i più modesti affari dell’umanità?

A condizione di non meravigliarsi che tale orchestra nella quale ognuno va per conto suo risulta però meno interessante del concerto di tuoni e lampi che anima il grigio cielo sopra le nostre teste. Che poi alla fine tutto finisca con il solito rinvio ad elezioni anticipate per fare un nuovo governo uguale a quello vecchio e per fare nuove riforme che non si faranno come quelle che Renzi tenta di fare e non gli vogliono far fare, ebbene anche questo, vi dirò, rientra nella  nostra vitalissima e insondabile anormale normalità.