GIOVANNI MORANDI

ERA DAI TEMPI di Gorbaciov che non si vedevano le code davanti ai negozi, code di russi alla disperata ricerca di trovare qualcosa da comprare. E’ scoppiata la psicosi che il rublo diventi carta straccia e tutti corrono a spendere, cercano di liberarsene. Attività nella quale i consumatori, dopo il comunismo sovietico, hanno sempre avuto una particolare predisposizione. Lo sanno bene i negozi dell’Europa occidentale, che vedono i russi, meglio se molto ricchi, come i loro migliori clienti.
Ma con le sanzioni e con la politica estera discutibile di Putin le cose sono cambiate e fino a oggi c’era da parte dei cittadini la tendenza a risparmiare, a mettere da parte perché il futuro si era fatto incerto: peggiorando la situazione complessiva, ora invece c’è la corsa a spendere più che si può.
In pratica vediamo una Russia che sembra uguale a quella sovietica ma che in realtà è una Russia rovesciata rispetto a quella di allora. Nel senso che quando c’era l’Urss tutti più o meno avevano i loro piccoli risparmi ma non sapevano che farsene perché non c’era nulla da comprare.

PROVA ne era la borsa di plastica che ogni buon russo e ogni buona russa portava con sé prima di uscire di casa, nella speranza di poter trovare qualcosa da comprare, non importa cosa, qualsiasi cosa. E la borsa serviva perché i negozi non avevano la carta per fare i pacchi né tanto meno sacchetti di alcun tipo, per cui avere un contenitore con sé era indispensabile. E cosa succedeva? Succedeva che se uno passava davanti a un negozio di scarpe e in quel momento erano arrivate partite di scarpe numero 45 e lui aveva il 43 o il 42, mettiamo, le comprava lo stesso e poi sentiva in giro chi poteva essere interessato a comprare uno o due paia di scarpe numero 45.
O magari comprava un colbacco d’estate e lo scambiava con due bottiglie di vodka. Mancava la merce, ma di fantasia ce n’era in abbondanza. Poi c’erano le file più penose, erano quelle che cominciavano alle 2 di notte, in genere era quella l’ora in cui ci si alzava per andare a comprare il latte se in casa c’era un bebè. E ovviamente i negozi aprivano alle 8 del mattino, così uno doveva aspettare tutta la notte nella speranza di essere tra i primi e gli unici che avrebbero potuto comprare il latte, tanto scarse erano le scorte.

ERANO gli effetti di un mercato che mancava di tutto e che non sapeva rispondere alle necessità di milioni di russi che erano incapaci di spendere quei loro poveri rubli. Tanto che quando è finita l’Urss e quando hanno potuto spendere perché i negozi si erano riempiti di merce non credevano ai loro occhi e spendevano e spandevano, chi poteva ma anche chi non poteva. I soli sfortunati quando c’è stato il cambiamento sono stati i vecchi pensionati, per loro c’era stata miseria prima e ce n’era anche dopo, anzi di più. Ma per gli altri soprattutto i giovani è stata una festa. Fino a questi giorni, nei quali si sono rifornate le code per colpa del rublo in caduta libera.
POTRÀ il Cremlino fermare una crisi così grave? Putin ha finora recuperato il consenso di un popolo che era fortemente alla ricerca di rivalse sulla scena internazionale dopo le umiliazioni subite nel passato postsovietico. Ma c’è da dubitare che la sua propaganda vecchio stile sia capace di mettere le briglie al mondo finanziario. Non ci riuscì Gorbaciov e la rabbia dei russi portò alla fine dell’Unione Sovietica , è possibile non ci riesca nemmeno Putin e con quali conseguenze è presto dire.