L’ERRORE è stato quello di aspettarsi di rivedere in tv quell’anno in cui credemmo che l’Italia sarebbe diventata migliore. Eravamo degli illusi. Ma è esattamente questo, almeno all’inizio, quel che pensavamo ci avrebbe dato il 1992, l’anno di Tangentopoli. Così la delusione si è trasformata perfino in indignazione. Ed è vero che la fiction comincia con l’avvertenza: «Anche se ispirate a fatti realmente accaduti le storie narrate sono frutto della fantasia degli autori», ma tanto per cominciare lo spettatore si chiede: e perché mai la fantasia in una storia in cui la realtà tante volte l’aveva superata? E poi perché tanta concessione allo spettacolo interessato all’audience?

 

COSÌ QUELLI che la vissero di persona, non solo i cronisti di giudiziaria ma gli italiani che stavano la sera incollati alla televisione a vedere gli arresti del giorno, insomma noi siamo rimasti perplessi, allibiti, sgomenti, nel vedere trasformare quella storia in un film di frequente sesso con tracce di tangenti.

 

PARE TROPPO elementare la semplificazione che le figlie dei corrotti fossero solo drogate o mignotte e che Tangentopoli possa rappresentarsi con le ambizioni dell’attricetta che va a letto con l’imprenditore per avere uno show per sé o che i leghisti fossero una massa di sfigati come il reduce dall’Iraq diventato deputato. La riduzione televisiva banalizza un argomento, il cui spessore doveva essere difeso, non come storia di puttanieri e ladri ma come periodo in cui la magistratura demolì il sistema politico italiano, distruggendo scientemente e con l’obiettivo di eliminare Bettino Craxi, prim’ancora di trovare prove contro di lui ma in virtù di un clima di insofferenza che si respirava soprattutto a Milano ma non solo verso la norma che «in Italia non si fa business senza la politica». E se volete deprimervi andate a guardare che cosa succede oggi e cercate, se ci riuscite, uno straccio di cambiamento. Insomma Tangentopoli è un argomento molto serio, è stato anche una delusione o un tradimento e ha tante di quelle sfaccettature che non si raccontano con un po’ di tette e qualche amplesso.

 

A MENO CHE non si voglia sostenere la tesi del sesso uguale peccato ovvero degrado morale, ma sembrerebbe eccessivo il moralismo di un’equazione: donnaioli dunque ladri. È un parere, per carità, ognuno è libero di vedersi questa fiction come crede, a me ha deluso molto. I film di Franceso Rosi sui grandi fatti dell’Italia, vedi “Le mani sulla città”, “Il caso Mattei”, “Salvatore Giuliano” e altri, erano un’altra cosa.

di Giovanni Morandi