FINORA di queste cose si erano occupati solo i papi o gli imperatori romani come Giulio Cesare. O gli zar e nemmeno tutti; solo Pietro il Grande, gli altri non osarono. Ma chi l’ha detto che il coreano Kim Jong-un stoni in tanta eletta compagnia? A lui non pare proprio e per questo s’è voluto fare anche lui la sua brava riforma del tempo, che per uno arrivato ai suoi livelli è quasi una scelta obbligata, come il commenda che ha messo su la fabbrichetta, ha pure l’amante, e vuoi che non si faccia il Ferrarino?
Questo problema della relazione tra il potere assoluto e il potere sul tempo non sarà di primaria importanza per soddisfare i bisogni della povertà dilagante in cui vivono normalmente i sudditi di questi dittatori ma a loro la cosa non interessa. Il che è anche facile da capire, perché dopo che uno si accorge di avere tutto ma poi, la butto là, fa un gesto banale come quello di guardarsi il polso per vedere che ora è e gli viene da pensare che quel sovversivo lì, sì insomma l’orologio, va avanti per la sua strada e non ci pensa nemmeno un po’ ad adeguarsi al caro leader, ebbene si può ben capire che ad uno come lui prima o poi venga la voglia di mettere mano anche al tempo.

A QUALCUNO parrà ovvio che idee come queste vengano in mente ad uno come Kim, che non è quello di Kipling ma è anche lui uno spirito bollente, e va bene che è un dio per i nord coreani, i quali ne farebbero volentieri a meno, va bene che ha quell’aria simpatica per quella somiglianza con Ciccio Papero, l’aiutante di nonna Papera, va bene che ha anche lui tratti di umanità, ma non dimentichiamo che quando si tratta di esercitare il potere non ci pensa due volte a prendere a cannonate con un cannone da contraerea il ministro della difesa che si era permesso di sbadigliare davanti al grande leader che stava pronunciando uno dei suoi storici discorsi. Per cui si arriva ben facilmente a capire perché anche lui abbia voluto la sua riforma del tempo, per altro non particolarmente eccessiva, perché lui, che è capo supremo della repubblica popolare democratica di Corea, primo segretario del partito del lavoro di Corea, presidente della difesa nazionale coreana, presidente della commissione militare centrale e gran maresciallo dell’armata popolare coreana, si è limitato a spostare indietro la lancetta dell’orologio solo di trenta minuti, nemmeno di un’ora (non più nove ore dal meridiano di Greenwich, ma 8 ore e mezza) e di creare in questo modo l’ora di Pyongyang.

CONSENTENDO così di tornare all’ora che c’era in Corea prima della perfida invasione giapponese del 1910. Quindi un gesto più che astronomico, più che politico, eminentemente patriottico. Grande Kim.
La decisione arriva buon’ultima nella storia delle storie dei dittatori che sono venuti al mondo. Basterà ricordare il nostro Benito che alla fine non resse all’ambizione di farsi il suo calendarino, affiancando alla data ordinaria quella calcolata e scritta in numeri romani partendo dalla marcia su Roma. D’altra parte bisogna capirli questi dittatori, alle prese sempre con mille problemi ed offesi anche da certe miserie umane a cui non riuscivano a sottrarsi, come i problemi con le flatulenze per Hitler e quelli con la stitichezza per Mussolini, e si può ben capire che ad un certo punto abbiano pensato non dico a mettersi in competizione con il Padre Eterno ma insomma almeno a cercare di condizionarlo, schiacciati dal dramma di poter avere tutto meno che l’immortalità.

IL MODESTO Maduro, successore del presidente venezuelano Chavez, è stato meno esigente e però più abile. Anziché mettersi in competizione con Dio lo ha sfruttato come arma di consenso. Ha deciso di anticipare di un mese il Natale in modo da farlo durare non un giorno solo, il 25 dicembre, ma trenta giorni, tutto il mese. Si ignora se questo abbia comportato ritardi nel viaggio dei Re Magi. Che per altro non dovevano fare scalo a Fiumicino.