SARÀ anche una preghiera ma al vescovo e ai preti di Vittorio Veneto non piace. Tant’è che hanno chiesto che non venga recitata o almeno sia censurata in quella parte in cui parla di patria, bandiera e critianesimo.
Le parole da tagliare sono le seguenti: “Noi armati come siamo di fede e di amore/ renda forti le nostre armi/ contro chiunque minacci/ la nostra patria/ la nostra bandiera/ la nostra millenaria cività cristiana”.
A ricevere l’insolito invito sono stati gli alpini veneti dell’Ana, la loro associazione nazionale, alla vigilia della festa dell’Assunta che si è tenuta nella chiesa di Passo San Boldo, per altro costruita dagli stessi alpini. Alla fine della messa il prete ha impedito ai presenti che recitassero la preghiera, perché, per quanto cara alle penne nere, ha detto, fu scritta in un periodo guerrafondaio.
Al massimo l’avrebbe autorizzata nella versione ridotta. Al che le penne nere si sono rifiutate, hanno atteso la fine della messa, sono usciti dalla chiesa e raccogliendosi sul sagrato hanno finalmente potuto pregare come volevano. L’episodio va visto non come una bizzarra iniziativa del vescovo del luogo o come un’isterica impuntatura di qualche giovane pretino ma come uno dei tanti episodi che ormai si ripetono e che sono diventati un’ordinaria intrusione della Chiesa nello Stato, visto che gli alpini rappresentano in primo luogo un corpo delle forze armate e poi anche degli uomini di fede.

NON CI VUOLE molto a capire che quello che ha indotto i preti veneti contro le penne nere – e già questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra – è stata la smania di voler esibire il solito banale antimilitarismo, di voler censurare il riferimento alla patria che sarebbe una specie di bestemmia e di non voler sentire parlare di civiltà cristiana perché è uno dei tanti argomenti politicamente non corretti soprattutto alla luce delle polemiche sulla multireligiosità. Per commentare non c’è che una cosa da dire: ma facessero i preti invece dei politicanti. Visto che di politicanti ce ne sono anche troppi e di preti, ma di quelli che non si lasciano prendere dalle banalità dei salotti benpensanti, cominciano ad essercene pochi.