MARINO è come il tergicristallo nella barzelletta dei carabinieri. Appuntato, funziona? E quello: ora sì ora no. Così è lui se ci si chiede se sarà mai ancora sindaco o non lo sarà più. Un giorno parrebbe che lo sarà il giorno dopo che non lo sarà più. Che giorno è oggi? Lunedì. Secondo le previsioni meteo Marino oggi sembra che continuerà a esserlo. Sarà anche un nome nuovo di cui la screditata classe politica voleva arricchirsi perché aveva bisogno di volti nuovi. Ma in quanto ad attaccamento alla poltrona non è da meno dei vecchi politici che non schiodavi dai posti che occupavano nemmeno a tirarli via con la gru. Però è simpatico Marino, perché ha una sua personale concezione della democrazia. Nel senso che basta che si raccolgano davanti al Comune un po’ di amici che lo acclamino e lo invochino, che lui subito si intenerisce e si rimangia quello che aveva detto fino ad allora, rassicurandoli che farà quello che loro si aspettano che faccia. Così è successo anche ieri in Campidoglio dove davanti alla piazza che lo acclamava ha promesso: «Non vi deluderò».

IL BELLO è che ha un innato temperamento da attore che sa tenere sulla spine il suo pubblico, nel senso che avrebbe potuto dire di aver deciso di rimanere sindaco. Invece no, è stato rassicurante ma ambiguo: che vuol dire non vi deluderò? Strappato dalla sala operatoria e sbattuto in cima a uno dei sette colli romani, forse bisogna riconoscergli una notevole capacità nel saper interpretare la politica, che non va presa troppo sul serio. Semmai il buon Ignazio dovrebbe ricordarsi che comunque la politica non è solo fatta di teatralità ma anche di confronti seri dovuti a un’assemblea che pure ha l’ardire di rappresentare la città che egli intende governare e che si chiama consiglio comunale. Ed è fatta anche di verifiche con quel presupposto che per lui che è molto intelligente forse non avrà importanza, ma che invece in un ordinamento democratico normale la sua importanza ce l’ha ed è il presupposto di poter (e di dover) contare su una maggioranza politica senza la quale la pretesa di voler governare diventerebbe abuso. Se non sorretta da un consenso non di piazze vocianti ma di numeri.