Ungheria e Polonia furono i primi paesi che dettero una spallata all’Urss aprendo una breccia nell’opprimente blocco comunista. Dopo 26 anni Ungheria e Polonia sono i primi paesi che danno una spallata all’Europa, vista non più come terra di libertà ma di un’opprimente finanza. Il generale Yaruzelski che aveva fatto il colpo di stato contro Solidarnosc si era inventato delle elezioni truffa, nelle quali l’opposizione non avrebbe mai potuto vincere e nonostante ciò Walesa prese il 99 per cento.

Fu in quel giorno, il 4 giugno 1989, che cominciò la fine dell’Urss, perché alla Polonia seguirono Ungheria, Cecoslovacchia, Bulgaria, Germania Est, Romania, paesi baltici e infine la Russia. Succederà così anche ora dopo la vittoria a Varsavia dell’ultradestra? Le ragioni di questa apparente ripetizione di fatti sono antiche e recenti. Antiche perché Varsavia e Budapest sono sempre state nel blocco slavo che le ha viste come città europee mentre gli europei le hanno sempre viste come città slave. Una doppiezza che riguarda in modo particolare i polacchi che sono stretti tra la Germania e la Russia. E allora? Allora sono finiti i tempi in cui sognavano di poter mettere la targa europea per poter diventare facilmente ricchi. Hanno visto che non è così e che l’Europa non è il paradiso.

Di certo sono paesi che continueranno ad essere ottimi alleati della Nato, considerato unico loro scudo contro una Russia alla ricerca di tornare ad avere un ruolo dominante. Ma se nell’89 c’era nella loro ribellione qualcosa di eroico perché osavano ribellarsi ai carri armati di Mosca, oggi li ritroviamo a far la guerra a quei disperati che scappano dalla Siria guidati dal sogno di giungere in Europa e di andare in Germania. Un nemico, quello odierno, di cui non ci si potrà vantare e che non farà eroi tra chi vuole erigere muri. Nell’89 i paesi del Patto di Varsavia presero i polacchi come esempio e li imitarono. Questa volta nonostante il favore con cui in Europa si guarda alla destra populista è difficile immaginarli come avanguardie. Rischiano semmai di staccarsi dall’Europa e di finire in braccio alla Russia, condannati da un eterno pendolarismo cui sono destinati i piccoli che sono schiacciati dai grandi.