DA NOI le chiamano le marocchinate, termine con il quale vengono indicati gli stupri di massa, con quell’indicazione geografica che suona come una precisa dichiarazione di accusa che risale agli orrori della Seconda guerra mondiale e alle violenze subite dalle donne italiane soprattutto delle regioni meridionali, donne usate come bottino di guerra dalle truppe magrebine soprattutto del corpo di spedizione francese, ma tante infamie vengono attribuite anche agli indiani che erano a fianco degli inglesi.

QUANDO si parla di violenze sulle donne, anzi sulle nostre donne, possessivo che sta a sottolineare esseri che ci appartengono in qualche modo e che fanno parte della nostra vita, quando si parla dunque di violenze sulle loro donne i tedeschi hanno i loro bei fantasmi, non certamente inferiori agli incubi che agitano ancora la storia del nostro Mezzogiorno. Perché le violenze da parte degli invasori, siano essi liberatori o oppressori, richiamano l’orrore vissuto dalle donne tedesche, che diventarono schiave delle truppe sovietiche dopo la liberazione di Berlino. Una vergogna che venne denunciata perfino dalla stampa sovietica e che è stata raccontata e ricostruita.

A differenza di tanti orrori subiti dalle donne italiane con il passaggio del fronte, che sono noti sì alla storiografia ma non hanno mai avuto l’eco che meritavano avere – a parte il film ‘La ciociara’ – e che non ebbero anche perché tante donne per vergogna non denunciarono le violenze subite e quando anche riuscirono o furono costrette a parlarne ecco che diventarono doppiamente vittime perché lo furono per responsabilità di coloro che le avevano violate e per responsabilità del moralismo che le additò come donne che avevano perduto la loro onorabilità, dunque donne da evitare.

Quei fatti rimangono tuttora come una pagina oscura, una pagina bianca su una ferita aperta, di proporzioni amplissime se si guardano i numeri di quel che accadde per colpa dei cosiddetti liberatori. Furono frequenti infatti i casi di città e paesi che subirono gravi bombardamenti quando erano occupati dai tedeschi e poi quando vennero liberati dovettero patire lutti e violenze da parte dei liberatori, con il risultato che furono non meno di 60mila le donne italiane violentate nelle regioni centromeridionali. Infamia ancora più ripugnante se si pensa che erano donne sole, perché gli uomini erano tutti sotto le armi, anziani a parte. Un numero incalcolabile quelle che rimasero incinte e che hanno dovuto affrontare da sole una vita di solitudine, di stenti e patimenti.

ANCHE PER queste memorie che sono almeno riuscite a sopravvivere grazie al lessico, le marocchinate, si registra tanta sensibilità e tanta indignazione di fronte a casi di uomini ospitati e che non si sono dimostrati degni dell’accoglienza loro offerta. Ma almeno una differenza oggi c’è rispetto a quel passato. La capacità delle vittime di denunciare senza timori, di ribellarsi, di pretendere vengano puniti i colpevoli, di volere venga fatta giustizia.