FORSE i tagliagole dell’Isis non hanno letto Machiavelli. Ma da ieri hanno cominciato a seguirne le regole. Come quella secondo cui il fine giustifica i mezzi. Pare infatti di capire che i fanatici dell’Islam non incontrino particolari simpatie tra i cittadini libici, abituati dal colonnello Gheddafi ad avere dimestichezza più con l’avvenenza delle sue soldatesse che con i severi precetti del Corano. E Gheddafi aveva trovato un modo abbastanza efficace per guadagnarsi ancora di più la simpatia dei suoi sudditi; aveva finanziato un filmone dal titolo ‘Il leone del deserto’, che celebrava la vita del condottiero libico Omar al Mukhtar, nell’occasione interpretato da uno splendido e maschio Anthony Quinn.

Il filmone storico aveva il difettuccio di raccontare le porcherie che si fanno sempre in guerra, in particolare quelle che conducevano alla responsabilità del comandante dell’esercito italiano, il generale Rodolfo Graziani. Sicché nonostante fosse cambiato il presidente del consiglio e nel 1981, quando uscì il film, non ci fosse più Mussolini ma Giulio Andreotti, nonostante questo cambio di inquilini, il buon Giulio non se la sentì di chiudere un occhio su quel film antitaliano e lo censurò sostenendo che era lesivo dell’onorabilità del nostro esercito. Poi è stato dimostrato dagli storici che il film non aveva per niente esagerato, ma questo è un altro discorso.

​PER farla breve, che cosa è successo? È successo che, nonostante Gheddafi non fosse stato mai un tenero con i fanatici islamici tipo Isis, si ritrova ora a essere un eroe del Califfo, che, a caccia di simpatie popolari, ha rispolverato il suo filmone che era tanto piaciuto ai libici e che però dopo Gheddafi era stato abbandonato in qualche soffitta. In pratica il Califfo ha riabilitato Muhammar, che come ricorderete quando venne a Roma ospite di Berlusconi, si presentò in eleganti abiti da colonnello della Repubblica delle Banane con all’occhiello una fotografona del condottiero Mukhtar, ovvero il protagonista del film. Per il rais, ucciso in modo brutale (da chi?) cinque anni fa, è l’ultimo sfregio, perché tutto ha sopportato, perfino che Reagan lo chiamasse il cane pazzo di Tripoli, ma essere arruolato da quei bacchettoni dell’Isis, a cui le donne piacciono coperte dalla testa ai piedi anziché ben visibili, ebbene questo no, questo è troppo.