APPAGATI dalla convinzione di aver vissuto giorni memorabili, anzi storici, speriamo che quelli che ci attendono siano meno gloriosi e con meno rulli di tamburi. Lo si dica con rammarico dal momento che il passo ci porterà ad abbandonare tanta gloria e tanti grandi orizzonti nei quali abbiamo volato altissimo ad inseguire i diritti delle unioni civili e delle coppie gay. Argomento che ci ha appassionato così tanto da farci accettare anche la stucchevole retorica sul grande passo e sulla vittoria dell’amore. Che a momenti ci è parso come uno smodato consumo di bigliettini da Baci perugina. Resta il fatto che l’argomento è risultato così appassionante stando ai resoconti dei media che sembrava quasi che in Italia non ci fossero altri problemi, se non quelli delle coppie gay. Tutto il resto passato in secondo piano, anzi in terzo e quarto, in coda insomma al gran dibattito sulla parità dell’amore.

ORA, esaurito e sviscerato tutto il possibile attorno all’argomento si è insinuato nella mente il dubbio che possa essere arrivato il momento di mettere da parte l’importantissima questione per occuparci di cose meno nobili. Come, ad esempio, l’economia che si è gelata di nuovo, come gli stenti che continuano a tormentare l’occupazione, come le ansie di un’opinione pubblica che ha perduto fiducia nelle banche e che guarda con angoscia ad una Borsa diventata epilettica. O per occuparci di giovani che se vogliono inseguire sogni devono emigrare. Ecco se il governo, messe da parti le ponderose discussioni sulla legge Cirinnà, si dedicasse da ora in poi al resto, il cambiamento potrebbe risultare utile, se non alla retorica almeno per le nostre famiglie, che non avendo affinità con le unioni civili di cui sopra, devono pur aver provato un certo disagio nel non poter vantare segni di particolari diversità. Ci sarebbe anche il terrorismo di cui occuparci e la guerra che si allarga sulle coste africane, ovvero davanti alla Sicilia. E poi le grandi ondate di immigrati che cresceranno da primavera in poi. Ci rendiamo conto che i prossimi non saranno giorni storici come quelli passati. Ma bisogna pur rassegnarci. Non si vive di solo pane, ma quasi.