Roma, 25 aprile 2016 – LA GOVERNANTE si chiamava Eliza Clayton e andava da lui quattro volte la settimana. Anche quel pomeriggio, era martedì 8 giugno del 1954, entrò in casa con le sue chiavi, stranamente non erano stati ritirati la bottiglia del latte e il giornale e nella stanza da letto era accesa la luce. Lui giaceva sul letto, sotto la coperta e quando Eliza gli sfiorò le mani capì. Corse per strada a chiedere aiuto perché in casa non c’era telefono. Qualcuno chiamò la polizia. Arrivò l’ispettore Leonard Correl, un tipo giovane, quasi fresco di università, aveva appena 28 anni. Curiosamente anche lui come la vittima era un appassionato di matematica e anche a lui era capitato da studente di avventurarsi una volta in quel postaccio sotto il ponte che era frequentato da omosessuali. Ma questo Leonard venne a saperlo dopo.

ENTRÒ in camera e fu assalito da un acre odore di mandorle. Vide l’uomo steso in posizione supina, una schiuma mescolata a sangue era colata dalla bocca, avrà avuto trent’anni, pensò l’ispettore, in realtà ne avrebbe compiuti 42 fra sedici giorni. La morte doveva risalire al giorno prima. E l’ispettore notò che sul comodino c’era un mezza mela che era stata addentata. Poi guardando meglio notò che in fondo al corridoio c’erano due cavi elettrici che pendevano dal soffitto su una pentola piena di un orrido liquido nero che emanava un odore di mandorle come quello che si sentiva in camera. L’odore del cianuro di potassio. Come si chiamava?, chiese l’ispettore alla governante. «Dottor Alan Turing», rispose lei. Che faceva? «Lavorava all’università – fece lei – si occupava di matematica». Che genere di matematica? «Non saprei». L’ispettore trovò una copia dell’“Observer” del 7, il che gli confermò che il giorno prima l’uomo era vivo. Facilmente arrivò ad una conclusione. «Si è preparato il veleno in quella pentola, ha immerso la mela nell’intruglio e poi le ha dato un morso». Singolare però avesse preparato tanto veleno, una quantità che sarebbe stata capace di ammazzare un reggimento. Il giorno dopo, il 9, i giornali di Wilmslow, nelle cronache, non avevano una riga su quella morte. Si occupavano invece diffusamente del maltempo e davano la bella notizia che finalmente il razionamento alimentare, retaggio della guerra che era finita da nove anni, sarebbe finito il 4 luglio prossimo, a partire dal quale gli inglesi avrebbero potuto comprare carne e burro a loro piacimento.

ANCORA nessuno aveva capito che quell’Alan Turing era stato uno dei maggiori matematici del secolo, colui che aveva risparmiato almeno un anno di guerra perché aveva accelerato la vittoria, avendo realizzando o per meglio dire avendo perfezionato – perché era stata inventata dal polacco Marian Rejewski – una macchina capace di decrittare i codici militari creati da Enigma, la macchina usata da Hitler. Ma di questo si sarebbe saputo molti anni dopo, perché per molto tempo rimase un segreto di Stato. Così come solo nel 2013, cioè quasi sessant’anni dopo, si sarebbe resa giustizia a quell’uomo che si era suicidato perché schiacciato dalla depressione provocata dalle accuse e dalla pena inflittagli per essere un omosessuale. Una morte di cui si è spesso parlato in questi anni e su cui è uscita una ricostruzione firmata da David Lagercrantz per l’editore Marsilio con il titolo “La caduta di un uomo”. Un’indagine che procede a ritroso, dal ritrovamento di quel corpo sul letto fino alla ricostruzione della sua vita piena di numeri e di misteri.

ALAN Turing era stato a capo del gruppo di crittografi che si erano stabiliti a Bletchley Park e che solo nel 1974, ovvero solo dopo venti anni dalla morte del Turing, i servizi segreti britannici autorizzarono a dare le prime notizie sul lavoro che avevano svolto dando un contributo decisivo per l’esito della guerra. Un’attività scientifica che Alan Turing aveva proseguito dopo la guerra facendo ricerca all’università di Cambridge e di Manchester su un prototipo di computer che partiva dalla convinzione di una certa affinità tra l’intelligenza artificiale e il cervello umano. Un genio ingenuo che cadde nella rete di pregiudizi particolarmente diffusi in quegli anni in cui il senatoreMcCarthy in America teorizzava una sorta di complicità tra omosessuali e comunisti, perché «se uno era capace di andare a letto con un uomo allora era capace di amare anche il nemico». IL 31 MARZO 1952 Turing venne arrestato per omosessualità e con candore eccessivo ammise le sue inclinazioni sostenendo «che non vi trovava niente di male». Venne condannato a scegliere fra due anni di detenzione o la castrazione chimica tramite assunzione per oltre un anno di estrogeni, che gli procurarono depressione, sparizione della libido e sviluppo del seno. La sera del 7 giugno del ’54 preparò il cianuro. L’inchiesta dell’ispettore Corell durò due giorni, dopodiché il corpo del matematico fu cremato.

CINQUANTOTTO anni dopo, nel 2012, per il centenario della nascita, la Royal Mail dedicò a Turing un francobollo ma anziché apporvi l’immagine dello scienziato preferì quella della macchina che aveva realizzato. Solo il 24 dicembre 2013 la regina Elisabetta II elargì al matematico la grazia postuma sulla condanna per omosessualità. Per il logo della Apple dicono che Steve Jobs abbia scelto la mela proprio in ricordo di quella mela avvelenata, con cui si era tolto la vita il pioniere dell’informatica.