Ogni volta che in una stazione vedo un clochard mi chiedo chi sia questa persona, che storia abbia dietro di sé, che vita abbia vissuto, che vita vivrà. Credo che molti di noi siano pronti a commuoversi, anche a indignarsi, per poi dimenticare in fretta sia la commozione sia l’indignazione. Mi piacerebbe leggere un giorno su un giornale o vedere in un programma tv la storia di una di queste persone. Credo che sia significativa di una condizione umana che viene vissuta da tanti. Renato, Varese

LO SCORSO GIUGNO, nella stazione di Roma Termini, è stata ricordata Modesta Valenti. Ci sono stati discorsi, una targa è stata scoperta al binario 1. Modesta Valenti aveva 71 anni. Era una clochad che viveva nelle vicinanze della Stazione Termini, dove si rifugiava per trascorrere la notte. Si trovava in stazione anche il 31 gennaio 1993 quando si sentì male. L’equipaggio dell’ambulanza che era intervenuta in pochi minuti non volle prenderla a bordo perché Modesta era sporca e piena di pidocchi. Morì dopo ore di agonia, nella inutile attesa che qualcuno si decidesse a soccorrerla. Una storia di quelle che fanno in fretta a scomparire dalle cronache. Una storia di quelle che, come dice il nostro lettore, indignano e commuovono per qualche ora, forse per qualche giorno, e ben presto vengono superate, dimenticate. Per Modesta Valenti non è stato così. Ogni anno il suo ricordo ritorna. «Oggi – ha detto Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant’Egidio, nell’ultima cerimonia – questo luogo diventa un luogo della memoria. Abbiamo bisogno di luoghi di memoria evocativi per il nostro futuro. Qui stiamo costruendo un luogo delle persone invisibili, che vivono ai margini della società. Un memoriale di chi è dimenticato, in un luogo dove passano migliaia di persone ogni giorno. Vogliamo proteggere e custodire questo luogo. Ci piacerebbe che fosse una pietra d’inciampo: sottrae alla fretta quotidiana e ci chiama a pensare a un’altra realtà». Dedicato a Modesta Valenti e a tanti come lei. Per non dimenticare. Per non ignorare. Nel 2015 sono state 21.292 le persone senza fissa dimora che si sono rivolte agli Help Center. Un numero che rappresenta il 40% della popolazione senza dimora censita dall’Istat. Sono i dati dell’Osservatorio Nazionale sul Disagio e sulla Solidarietà. Sono 16 gli Help Center (ultimo quello di Trieste, aperto lo scorso aprile) distribuiti all’interno delle stazioni italiane. Il dato fotografa esclusivamente l’attività degli Help Center e non tiene conto di quanti, persone in condizioni disagiate, migranti, richiedenti asilo, rifugiati politici, si rivolgono alle strutture e ai punti di accoglienza messi in campo da Ferrovie Italiane nelle stazioni.
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La rubrica riprenderà dopo la pausa estiva A tutti, pendolari e non, buone vacanze.