D’accordo per i libri in treno. In teoria. Oltre a chiedermi come possa essere materialmente realizzata l’iniziativa, mi domando anche che riscontro potrebbe avere. Sono vent’anni che pendolo da Milano per insegnare nelle scuole della provincia. I pendolari di oggi sono più maleducati di quelli li hanno preceduti. Non parlo solo dei ragazzi che ascoltano musica dagli iPad. Sono purtroppo maleducati anche certi pendolari più attempati, che dovrebbero dare il classico buon esempio. Tutte queste persone leggerebbero? Claudio

 

Caro professor Claudio escluderemmo fin da ora la presenza del “Galateo” in una ipotetica biblioteca ferroviaria. Sarebbe una spesa inutile perché ben difficilmente le auree regole di monsignor Della Casa verrebbero comprese, recepite e di conseguenza applicate. Piuttosto, se vogliamo rimanere negli orti letterari cari gli studi della nostra giovinezza, meglio un Machiavelli, perché il pendolare impari ad essere come il Principe pensato dal grande fiorentino, «volpe e lione» a un tempo. «Volpe» per sopravvivere brillantemente alle insidie della vita pendolare, lunga, faticosa, stressante e anche (ammettiamolo) un po’ frustrante. «Lione» per ruggire in difesa dei propri diritti quando sono offesi o minacciati. Oppure l’immortale trattato di Voltaire sulla tolleranza, di cui consiglieremmo a molti la lettura.

Ma bando alle divagazioni e veniamo a noi. Il professore ha ragione di chiedersi che successo potrebbe avere l’iniziativa del libro in treno quando a circolare sono tante persone che danno un pessimo esempio di sé. Viaggiano pendolari maleducati? Innegabile. Ma vorremmo dire, senza per questo assumere la difesa d’ufficio della categoria, che anche i pendolari sono figli dei loro tempi. E i nostri sono come li vediamo e sperimentiamo ogni giorno, anche sulla nostra pelle. Tempi troppo veloci, frenetici, superficiali. Tempi anche maleducati, dove sono state infrante alcune regole di base. L’educazione è una di queste.

Che fare?Formuliamo una modesta proposta. Il professor Claudio ci pare una persona attenta e decisa. Potrebbe mettersi a capo di un manipolo di pendolari attivi e benpensanti e dedicarsi a un’opera di apostolato ferroviario e di utile prevenzione. Come? Richiamando urbanamente, con il ragionamento e la persuasione, i viaggiatori che tengono un comportamento poco corretto, a cominciare dai classici e mai tramontati piedi depositati sul sedile di fronte, fino a segnalare al personale viaggiante i più riottosi e recidivi. Servirebbe a qualcosa? Forse no. Ma proviamoci, amico Claudio, con il coraggio dell’utopia e la forza di volontà che non manca ai bravi pendolari, la stragrande maggioranza di quelli che prendono il treno. E magari vedremo comparire un libro in mano a qualcuno. [email protected]