I mezzi d’informazione dedicano attenzione a chi viaggia ogni giorno in treno. È giusto, Ma ci siamo anche noi: i pendolari in auto. Siamo tantissimi e viviamo la fatica, lo stress, l’incubo delle soste improvvise e delle lunghe attese. In più c’è il rischio di incidenti. Anche noi la sera non vediamo l’ora di essere a casa e ci arriviamo con un bel carico di stanchezza che si somma a quella del giorno prima, in attesa che il giorno successivo ne aggiunga ancora I nostri viaggi non sono più piacevoli di quelli in ferrovia. Non provateci ma credeteci lo stesso. Buon viaggio a tutti. Alberto, Novara

Parole sacrosante, quelle del lettore. Chi viaggia in auto non va dimenticato. Cerchiamo di rimediare con qualche cifra sul pendolarismo su strada, più eloquente di qualunque parola. Anzitutto parliamo di un “popolo”: ogni giorno si muovono in Italia 1.875.560 auto di pendolari. Se venissero allineate formerebbero un “serpentone” in grado di coprire la distanza da Milano a Pechino. Vengono trasportate, per lavoro o per studio, 2.494.211 persone, per una media di 1,33 presenze per automobile: un dato da cui si evince chiaramente che molte vetture hanno a bordo il solo conducente, o al massimo due persone. Il maggior numero di vetture circolanti è a Roma, dove viaggiano ogni giorno 572.971 vetture che trasportano 767.372 persone, per una media di 1,34 passeggeri per auto. Segue Milano con 268.282 auto e una media di 1,26 passeggeri per auto. Al terzo posto Torino, con 199.848 automobili e una media di 1,26 passeggeri. Un dato accomuna i pendolari su ferro a quelli su gomma. Secondo un rapporto Censis di qualche anno fa (ma non abbiamo motivo di ritenere che le cose siano cambiate di molto) i lavoratori pendolari italiani impiegano in media 72 minuti per i loro spostamenti giornalieri di andata e ritorno, come a dire 33 giornate lavorative ogni anno. Insomma, tutti gli anni i pendolari nostrani sono costretti a lavorare un mese di più. Non è poco. Se si riducessero i tempi di percorrenza da 72 a 40 minuti, i viaggiatori risparmierebbero ben 15 giornate, anziché perderle a causa del traffico congestionato, o nell’attesa dei treni. La qualità della loro vita migliorerebbe insieme con la qualità del lavoro e la produttività. Questi numeri, eloquenti e aridi nello stesso tempo. Dietro i numeri ci sono le storie, tante storie. I nostri ricordi ci riportano alla mente un bancario che viaggiava quotidianamente da Pavia a Mantova e ritorno (da brivido pensare ai risvegli antelucani, ai trasferimenti nella nebbia, o con nugoli di zanzare al seguito e altre amenità). Un altro impiegato faceva lo stesso da Sondrio a Milano, andata e ritorno. Eroici. Militi ignoti. Chissà quanti altri fanno lo stesso. Le distanze saranno forse minori, fatica e stress non cambiano. Coraggio, forzati della strada. [email protected]