Leggo della imminente nascita di un comitato dei pendolari sulla linea Milano-Mortara. Ben venga. Mi permetto di formulare un retropensiero che veicola una domanda: è giusto che dei cittadini debbano organizzarsi in un comitato perché vengano rispettati i loro sacrosanti diritti? In questo caso pendolari che chiedono di viaggiare in normali condizioni di sicurezza personale, pulizia delle carrozze, rispetto degli orari di partenza e arrivo. Cose che, si deve concludere, oggi non sussistono e che vengono, giustamente, richieste. Maria Grazia, Abbiategrasso

Cara lettrice, ogni volta che vediamo nascere, in ogni ambito o settore, iniziative “dal basso” ci viene da pensare due cose. Primo: c’è una carenza “in alto”, da dove non scende una risposta adeguata o non ne scende affatto. Secondo: i cittadini vogliono contare di più e dire la loro nel tavoli negoziali, nelle scelte, nelle decisioni che li riguardano. In tanti anni di cronaca sulle patrie ferrovie, di viaggi, di scambi di opinioni, mail, telefonate con i pendolari, abbiamo imparato a conoscere la Milano Porta GenovaMortara-Alessandria come una delle linee più travagliate del nostro territorio. Tanto che già in passato i viaggiatori si sono riuniti in comitato. Disagi e problemi, evidentemente, non soltanto sono irrisolti, ma rischiano di diventare cronici, visto che dopo tanto tempo siamo ancora qui a discuterne. Come ha riportato “Il Giorno”, una raccolta promossa mesi fa per denunciare lo stato della linea, aveva raccolto 1.500 firme. «Nei mesi scorsi – ha dichiarato al nostro giornale Adriano Arlenghi, uno dei promotori della iniziativa – i gruppi social dei pendolari hanno mostrato immagini sconsolanti: dal signore che viaggia in treno con l’ombrello aperto, alla signora che fa fatica a scendere da un treno rotto in aperta campagna, fino ai 33 gradi di un termometro dentro un vagone sigillato e senza aria condizionata. Foto che dimostrano meglio di tante parole il bisogno di un intervento forte, efficace e immediato». E poi il discorso sicurezza. Tanto serio e grave che a giugno, sui tavoli del prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, e del prefetto di Pavia, Erminia Rosa Cesari, è arrivata una lettera firmata da Cinzia Farisè, amministratore delegato di Trenord. La richiesta era quella di pattugliamenti costanti della Polizia ferroviaria sui convogli e nelle stazioni per mettere un freno al boom dei vandalismi, con i graffiti che nel 2017 sono quintuplicati rispetto all’anno prima. «Alle azioni vandaliche – ha scritto l’ad di Trenord – si accompagnano comportamenti o azioni aggressive nei confronti dei capitreno, spesso donne». Il 24 giugno, all’altezza della stazioni di Albairate, una violenta lite scoppiata su un treno della linea ha coinvolto cinque italiani e un nordafricano. [email protected]