Un mio articolo sul Quotidiano Nazionale di mercoledì 22 agosto.

IL FILOSOFO o il comunicatore. Mario Mauro o Maurizio Lupi. Non ci si scappa: uscirà da questa coppia — rigorosamente Pdl — il successore di Roberto Formigoni come ‘capo’ politico di Comunione e Liberazione. Il governatore della Lombardia scalpita, ringhia, non si arrende, un po’ sbruffoneggia, conta gli applausi (tanti, è vero) ricevuti anche in questi giorni al Meeting di Rimini, perché gli amici restano amici e non si buttano a mare nei momenti difficili. Ma il giudizio morale — prima ancora che giudiziario — è chiaro e da tempo l’imbarazzo è crescente negli ambienti ciellini. Uno può restare amico, certo, ma ‘capo’ no. Probabilmente no.
Intendiamoci, chi comanda davvero, in Cl, è un prete spagnolo, don Julian Carron, scelto dal fondatore don Luigi Giussani (un altro prete) per succedergli e i 300mila e più ciellini italiani leggono i libri di Giussani e ascoltano in videoconferenza le scuole di comunità di Carron, non si abbeverano certo alla fonte di Formigoni.
Però nella vita di tutti i giorni i contatti con la politica («da tenere con irrevocabile distanza critica» insegnava Giussani) ci sono e ci devono essere e allora sono in molti a pensare che Formigoni non potrà più essere il ‘faro’. Da mesi Cl discute e si divide su una frase scritta dal vero capo, cioè Carron: «Se il movimento è continuamente identificato con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato». Un mezzo siluro a Formigoni. E anche un vecchio braccio destro di Giussani, il vescovo di San Marino e Montefeltro, Luigi Negri, è stato chiaro: «Cl è pulita ma chi sbaglia paghi. Stimo Formigoni, ma come prete gli direi: attento a vivere in modo più possibile coerente con l’educazione che hai ricevuto». Su Formigoni, nel suo universo Cl, forse pesano di più tuffi dagli yacht, ostriche e champagne che gli avvisi di garanzia ricevuti, tenuto anche conto del fatto che il Governatore è un ‘memores domini’, cioè ha fatto voto di povertà, castità e obbedienza. Giorgio Vittadini, vecchio leader laico, continua a dire che «i politici ciellini sono troppo schiacchiati sul Pdl» (e domenica a Rimini ha fatto più che mai le fusa al premier tecnico Mario Monti), ma di esponenti forti ciellini fuori dal Pdl continuano a non vedersene. Restano Mauro e Lupi. Mario Mauro, ex insegnante, filosofo, è stato vicepresidente del parlamento europeo e a Bruxelles e oggi è presidente della delegazione Pdl nel gruppo del Ppe. Tanta sostanza, pochi fronzoli. Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera in quota sempre Pdl, è invece il comunicatore ideale. Stempera, piace anche al centrosinistra, fa gruppo. Mauro o Lupi non saranno eletti o nominati e Formigoni non verrà mai cacciato. Cl non è un partito. Sarà un passaggio graduale, quasi naturale. Non invadente. Proprio quell’invadenza della politica che il vero capo Carron vuole estirpare da Cl.