LA NOTIZIA

SARÀ stata l’attenzione dei media, la causa civile che si andava delineando o l’onda di messaggi di solidarietà da tutta Italia sul profilo Facebook di Davide Zaccarelli. Non si sa il perché – e l’avvocato della controparte non vuole spiegarcelo – ma il precetto da 21mila euro che imponeva al padre della ragazza molestata dal suo professore di pagare entro 10 giorni i ‘danni morali’ alla famiglia del prof è stato ritirato.

LA STORIA, già raccontata sulle nostre colonne e rimbalzata poi su tutte le reti televisive nazionali, viene da Faenza: qui vive Davide Zaccarelli, padre di una ragazza che purtroppo non c’è più perché si è tolta la vita nel 2014. La vicenda parte dalle aule di scuola dell’istituto Ballardini e arriva a quelle del tribunale, dove la Cassazione ha condannato il docente a 3 anni di carcere.
Il prof però non ha mai versato i dovuti risarcimenti alla famiglia: per questo ci sono stati due processi, il primo dei quali in sede penale si è concluso con un’indagine della Guardia di Finanza che provava che Ezio Foschini si era spogliato dei beni per non pagare, e li aveva nascosti nel conto dei genitori per poi farli sparire.
DA QUI partì un secondo processo, questa volta in sede civile, al termine del quale il giudice arrivò a una sentenza opposta. Gli Zaccarelli nel 2014 vennero quindi condannati a risarcire 40mila euro tra spese processuali e ‘danni morali’ ai familiari del Foschini per il sequestro del loro conto. Da allora il padre, l’unico a percepire uno stipendio, versa un quinto tutti i mesi per pagare il debito. La madre di Foschini però lo scorso 9 settembre, con un precetto, ha chiesto agli Zaccarelli 21mila euro entro 10 giorni, pena il pignoramento di beni da parte dell’ufficiale giudiziario. La famiglia disperata ha lanciato un appello online, pubblicando un numero di conto corrente nel quale in pochi giorni sono arrivati più di 36mila euro, e si presume che di questo passo presto verrà raggiunta la cifra di 40mila euro. Ora quel precetto è stato ritirato. Ciò non significa che la madre di Foschini rinunci ai soldi, ma semplicemente che Zaccarelli non è costretto a pagarli subito. «Quel credito lo avrà, che sia domani o dopodomani – spiega l’avvocato di Zaccarelli, Carmela Cappello – le arriveranno dal quinto dello stipendio a poco a poco. Noi del resto eravamo già pronti con una causa civile contro quel precetto che ora non ci sarà». «Dovremo comunque pagare, ma almeno non ci arriverà a casa l’ufficiale giudiziario – aggiunge lo stesso Davide Zaccarelli – se arrivo a 40mila euro pago subito, per orgoglio. Quello che ci sta succedendo è un grosso alleggerimento a livello psicologico, siamo contenti di non rischiare più il pignoramento e di aver trovato tanta gente pronta ad aiutarci».

 

IL MIO COMMENTO

QUELLO che vi raccontiamo oggi è l’unico passaggio appena decente di una storia indecente. Dolore, morte, processi, leggi o interpretazioni di leggi che prendono a calci il buonsenso. Comunque la si racconti, è paradossale che la famiglia di una ragazza abusata (sentenza definitiva, l’abusatore è in cella, giuridicamente parlando non c’è bisogno di aggiungere la parola ‘presunto’) debba risarcire colui che ha segnato la vita della loro figlia, che poi si è anche suicidata.
Non ci sostituiamo ai magistrati che avranno studiato e sofferto nelle loro decisioni, ma di certo siamo di fronte alla fotografia di un paradossale corto circuito giudiziario. Quest’ultima puntata della storiaccia rimette almeno in primo piano, oltre a un pizzico di buonsenso, anche la parola ‘pietà’ che non è un soltanto un sentimento, un concetto teologico o un tema artistico, ma un qualcosa di decisamente più concreto e umano di tante regolette scritte, talvolta necessarie, ma che a volte ci diamo solo per sentirci a posto con la coscienza. I familiari dell’abusatore non vogliono ora i 21mila euro dal padre della ragazza abusata e poi suicida; accettano che l’importo venga rateizzato. Ma facciano un passo in più e allora sarà pietà vera: rinuncino per sempre a quei quattrini.