Pacem in terris

Egitto, il destino dei copti nelle mani di un bambino

E SE FOSSE un bambino a decidere il futuro della Chiesa? Se la mano di un chierichetto estraesse dall'urna il nome del successore di Benedetto XVI? State tranquilli, non accadrà. Non siamo mica in Egitto, dove le suggestioni  (o i sogni) diventano realtà.

Laggiù  la Chiesa copta ortodossa affida a un bimbo la scelta del nuovo patriarca di Alessandria, una sorta di papa per questa comunità dalle origini antiche. Come spiega la rivista dei gesuiti Popoli,  toccherà a un chierichetto tirar fuori dall'arca d'argento uno dei tre bigliettini sui quali saranno riportati i nomi dei candidati al soglio pontificio. È così dal 1957 e sarà altrettanto per la successione di papa Shenouda III, deceduto lo scorso 17 marzo, a 88 anni.

Peccato che prima della fantomatica estrazione occorrerà attendere le calende greche. Sì, perché la definizione della terna sarà preceduta da un valzer di commissioni e sottocommissioni che porterà alla scelta del nuovo patriarca di Alessandria non prima di agosto. Colpa di una procedura bizantina, peraltro regolata da una legge civile, non da norme ecclesiali.

Dal Sinodo Lateranense (1059), svoltosi sotto il regno di papa Niccolò II, la Chiesa cattolica si affida ai cardinali per l'elezione del vescovo di Roma. I bambini non sono ammessi in Cappella Sistina, dove semmai è la gerontocrazia a farla da padrona. Vero, ma almeno la fumata bianca non conosce lungaggini.

Giovanni Panettiere

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