Pacem in terris

Il vescovo Mogavero: basta con la falsa compassione per i preti pedofili

<UNA DISCUSSIONE tra i vescovi sarebbe stata utile per condividere esperienze e suggerimenti. Ma, a questo punto, l’importante è che nessuno si faccia prendere da falsa compassione per i pedofili». Hanno sollevato polemiche le nuove linee guida della Conferenza episcopale italiana contro gli abusi sui minori. A fare clamore, oltre all’assenza di un obbligo di denuncia per i preti sospettati di violenze, la mancanza di un confronto interno all’episcopato nella stesura del documento. Sul punto monsignor Domenico Mogavero, già sottosegretario della Cei ai tempi del cardinale Camillo Ruini e oggi vescovo di Mazara del Vallo, non si nasconde dietro un dito.
Eccellenza, è soddisfatto delle linee guida?
«In linea generale, ritengo siano un buon sussidio per i vescovi che devono affrontare la piaga dei preti che si sono macchiati del terribile peccato e reato di pedofilia».
Quali sono i punti di forza del documento?
«Il testo propone, con chiarezza e completezza, i passi da fare quando si ha notizia di abusi sessuali verso minori compiuti da preti. Le linee guida non si limitano a dare le indicazioni opportune, ma suggeriscono anche gli atteggiamenti da tenere nei confronti delle vittime e dei familiari, affermando che il valore prioritario da garantire è la protezione dei minori».
Nelle linee guida emerge anche un’attenzione particolare alla vocazione dei futuri preti.
«Sì, l'obiettivo è evitare di scegliere soggetti che presentino aspetti di personalità problematici sotto il profilo della maturità sessuale».
Manca, invece, l’obbligo di denuncia, in capo ai vescovi, dei sacerdoti fortemente sospettati di abusi. Sarebbe stato d’accordo sull’inserirlo?
«Su questo punto si è fatto un gran parlare, creando polemiche che non giovano a nessuno. Le linee, a tal riguardo, segnalano che l’apertura di indagini o di un procedimento da parte degli organi dello Stato richiede ‘la cooperazione del vescovo con le autorità civili, nell’ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa concordataria e civile’.
Che non considera pubblici ufficiali i vescovi...
«Proprio perché non rivestono la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, il documento fa presente che i pastori non hanno alcun obbligo di denuncia e, ai sensi degli artt. 200 e 256 del Codice di procedura penale, sono esonerati dal dovere di riferire ed esibire documentazione in merito a quanto hanno conosciuto o ricevuto in ragione del proprio ministero».
Ma così non si corre il rischio di proteggere i pedofili?
«Tutto ciò non ha niente a che vedere con l’insabbiamento o con la copertura dei casi di abusi di cui il vescovo venisse a conoscenza>.                                                                                                                                                                                                                            Nelle linee guida irlandesi, però, l’obbligo esiste, anche se la legislazione statale non prescrive un dovere ad hoc.                                                                                                                                                                                                                                «Avranno avuto buone ragioni per sancire l’obbligo della denuncia. Io penso che piuttosto che fronteggiarsi su dovere sì o no, sia importante che nessuna si faccia prendere da falsa compassione per gli autori di simili nefandezze e applichi correttamente le indicazioni contenute nelle linee guida».
La commissione preparatoria della Cei in questi mesi ha lavorato in gran segreto nell’estensione delle linee guida. Sono state coinvolte le vittime degli abusi?
«Non conosco l’iter seguito nella redazione del documento. La procedura si è svolta con la discrezione dovuta a ogni procedimento che necessita di una valutazione seria e approfondita della soluzione da predisporre».
Quasi la totalità dei vescovi, però, ha visto per la prima volta le linee solo in assemblea generale, dove il testo è stato solo presentato. Non sarebbe stata opportuna un vero e proprio confronto nell’episcopato?
«Effettivamente il documento è stato solo presentato all’Assemblea generale dei vescovi italiani nella redazione approvata dal Consiglio episcopale permanente. Una discussione sarebbe stata utile per condividere esperienze e suggerimenti».
Perché l’adozione del provvedimento è stata lasciata al Consiglio permanente e non alla plenaria Cei?
«Non era prevista un’approvazione in assemblea per due ragioni: primo perché non si tratta di un testo direttamente giuridico; secondo perché le disposizioni in contenute hanno valore vincolante nelle fonti da cui sono desunte e cioè dalla legislazione canonica, concordataria e civile».
Dibattito o no, almeno i pastori adesso hanno una traccia chiara da rispettare per fronteggiare la pedofilia.
«A parte qualsiasi altra considerazione, è importante che i vescovi abbiano su questo delicato tema un orientamento comune, determinato dalle linee guida redatte su indicazione della Santa Sede».

Giovanni Panettiere

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