Pacem in terris

Nigeria, niente crociate sul sangue dei martiri

PER TROPPO tempo abbiamo chiuso gli occhi, serrato le orecchie, continuato a lavorare come se nulla fosse. Tanto le bombe erano distanti, gli spari persi laggiù nell'Africa più recondita. Ma adesso, dopo l'ennesima strage di cristiani in Nigeria e un'altra scia di vendette, non possiamo più restare alla finestra. Abbiamo il dovere di prendere coscienza che, da un anno a questa parte, nel Continente nero è in atto un martirio, con centinaia di vittime, rapite alla vita sotto lo sguardo assente dell'Occidente. Non è un'esagerazione denunciare che, in alcune zone della Nigeria, l'osservanza della domenica si paga con il sangue. Tutt'altro, è l'antidoto ideale per comprendere la realtà dei fatti, senza farsi annichilire dai sacerdoti dello scontro di civiltà e religione.

ANIME bellicose collocano sul banco degli imputati l'islam - non gli islamisti di Boko haram -, gridano ai morti cristiani e dimenticano le rappresaglie anti-musulmane successive ai massacri. L'orrore si nutre della diffidenza e loro cullano il sogno di una nuova crociata e di un novello papa Urbano II. Peccato che il mondo non necessiti di livore. Piuttosto ha sete di una buona dose di equilibrio, evitando, da un lato, di mettere la testa sotto la sabbia, e dall'altro, di alimentare la caccia agli innocenti. Sicuramente non dobbiamo avere remore nell'usare la parola 'martiri' davanti ai cristiani uccisi nel nome della fede, ma, allo stesso tempo, vanno prese le distanze dalla Rabbia e dall'Orgoglio di chi soffia sul fuoco di un Paese in balia degli estremismi. Che vogliono i cristiani proni all'Occidente ex colonialista e i musulmani pronti a islamizzare l'intera regione. Anche in questo caso la verità sfugge le semplificazioni.

MEGLIO dare ascolto alle parole del presidente delle Conferenza episcopale nigeriana, monsignor Ignatius Ayau Kaigama, per non dimenticare e non esasperare gli animi: <Abbiamo a che fare con un gruppo di criminali che considerano la Chiesa un nemico, perché ai loro occhi incarna la cultura occidentale. Il fatto che si richiamino all'islam non significa che tutti gli islamici nigeriani condividano le loro azioni.  Non sono d'accordo con coloro che parlano di pulizia etnica o religiosa. Esistono anche dei gruppi cristiani, che tendono ad esagerare la situazione con l'aiuto dei media, interessati a presentare un'immagine distorta di quanto sta succedendo>.

Giovanni Panettiere

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