Pacem in terris

Santa Sede, buco da 15 milioni di euro

CONTI in rosso per la Santa Sede, l'organismo formato dal papa e dagli uffici della Curia romana, preposto al governo della Chiesa universale. Il bilancio consuntivo consolidato 2011 «si chiude con un disavanzo di 14.890.034 euro».  A renderlo noto un comunicato stampa diffuso a conclusione della riunione del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede. Lo scorso anno l'ammontare delle spese è stato pari a 263,7 milioni, mentre i ricavi hanno toccato quota 248,8 milioni. Cifre alla mano, si tratta di una brusca retromarcia rispetto ai dati del 2010: due anni fa, infatti, il consolidato segnò un avanzo di 9,8 milioni. <Sul risultato del 2011 - spiega il competente Consiglio dei cardinali - ha influito l'andamento negativo dei mercati finanziari mondiali che non ha consentito di raggiungere gli obiettivi preventivati>. Per rimettere i numeri a posto il Palazzo apostolico studia un contenimento delle uscite,  ma <non si interverrà con tagli di personale. Noi non mandiamo a casa nessuno>, garantisce il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.

E' ANDATA meglio al Governatorato della Città del Vaticano — amministrazione distinta dalla Santa Sede, con 1.887 dipendenti — che ha chiuso in attivo l'ultimo bilancio (21,8 milioni di utili). Per il più piccolo Stato del mondo è la conferma di un trend favorevole, avviato nel 2010 dopo i disavanzi fatti segnare nel biennio 2008-2009. A trainare la buona performance del Governatorato sono stati soprattutto i ricavi dei musei vaticani: da 82,4 milioni di euro del 2010 ai 91,3 milioni dello scorso anno. Cinque milioni i visitatori che hanno ammirato i tesori della Chiesa, dalla Cappella Sistina agli appartamenti papali.

DAVANTI a questi dati positivi non può che tornare alla memoria la figura di monsignor Carlo Maria Viganò, attuale nunzio apostolico negli States. Il 16 luglio 2009 Benedetto XVI lo nominò segretario generale del Governatorato del Vaticano, con il compito, tutt'altro che facile, di rimettere i conti in ordine nello Stato in miniatura. Per capire la difficoltà di quel mandato è sufficiente confrontare il bilancio vaticano prima della cura Viganò e dopo. Al momento del suo arrivo le sante casse pativano un passivo di circa 8 milioni, l'anno successivo registravano un +34 milioni e 450 mila euro. Missione compiuta, dunque, e anche a pieni voti. Eppure chi conosce la storia sa già come finisce. Con un biglietto di solo andata per gli Stati Uniti. E tanti saluti a Viganò dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

Giovanni Panettiere

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