Pacem in terris

Grazia libera tutti

SI DICE pentito e invoca la grazia. Scarcerato da qualche giorno, Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, sotto accusa per il furto di documenti riservati, scrive al papa. Una lettera top secret che nemmeno il legale dell'aiutante di camera, Carlo Fusco, ha avuto modo di leggere. <E' una decisione del mio assistito, assolutamente esterna all'iter del processo>, si giustifica l'avvocato. Che poi abbozza i contenuti della missiva: <Gabriele ammette i suoi errori, chiede perdono ed afferma anche di non aver avuto complici>.

SULLA PRESENZA di altri corvi nell'affaire Vatileaks la difesa del maggiordomo è granitica. Il cardinale Carlo Sarpi, la musicologa Ingrid Stampa, il vescovo Josef Clemens - questi i nomi degli altri presunti indagati, diffusi da Repubblica - non centrano nulla. La stessa Segreteria di Stato vaticana ha smentito con durezza la fuga di notizie. La colpa è di Paoletto e di nessun altro.

IN ASSENZA dei risultati ufficiali dell'inchiesta - la difesa avrà accesso al fascicolo in sede di dibattimento -  non resta che concentrare i sospetti sul maggiordomo. Anche perché chi viene ascoltato come persona informata sui fatti - e in questo caso le audizioni sono state molteplici - il più delle volte non finisce iscritto nel registro degli indagati.

EPPURE, premesso ciò, resta difficile credere che Gabriele possa aver agito da solo, per giunta spinto unicamente dalla sete di aiutare Ratzinger nella sua azione di pulizia all'interno della Chiesa, proprio come sostiene il legale Fusco. I cavalieri solitari abitano più facilmente le pagine dei romanzi che le colonne dei giornali. Ma per il momento questo è quanto. Bisogna sperare nel giudizio ai danni del maggiordomo, perché trionfino chiarezza e verità. Sempre che il papa non conceda la grazia prima del dibattimento. In quel caso, si blocca tutto. E addio processo, addio trasparenza.

Giovanni Panettiere

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Twitter: panettiereg

 

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