Le pagelle della politica: un bacino per Giorgia
Interrompiamo per un giorno la cronaca ecclesiale per pubblicare, anche sul blog, le PAGELLE DELLA POLITICA del Quotidiano Nazionale (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione), curate dal sottoscritto e in edicola sull'edizione odierna
UN BACINO PER GIORGIA
di Giovanni Panettiere
ANTONIO DI PIETRO
4 Il gruppo alla Camera non esiste più dopo le ultime defezioni, i coordinamenti regionali perdono pezzi, Grillo lo snobba e le intenzioni di voto meglio non guardarle. L’Idv è sotto il 3%, tradotto: fuori dal Parlamento. E Tonino cosa fa? Torna a bussare alla porta del Pd, con il cappello in mano. Ma non vede che la foto di Vasto è grigio seppia?
ISABELLA BERTOLINI
5 Quando si è accorta che la nave Pdl imbarcava acqua, anche una berlusconiana della prima ora come lei ha iniziato a tenere il broncio. Critica, sì, ma sempre fedele al Cav. Poi le scialuppe di salvataggio nel partito si sono ristrette. E allora è sbottata: «Berlusconi è come Schettino». Chi l’avrebbe mai detto. Dalla Costa Concordia alla Costa Discordia. Bertolini, si salvi chi può.
DARIO FRANCESCHINI
7 Le telecamere accese durante le dichiarazioni di voto alla Camera sulla Stabilità devono averlo galvanizzato. In Aula ha pietrificato persino Monti con il suo affondo barricadero sulla sovranità nazionale in pericolo: «Il Parlamento non può essere mortificato. La sovranità appartiene al popolo, come dice l’articolo 1 della Costituzione. Al popolo, non ai mercati e ai grandi interessi finanziari». Sarà stata la barba incolta, ma sembrava che parlasse uno dei portavoce di Occupy Wall Street. Chissà se a luci spente avremmo visto lo stesso Franceschini di lotta e di governo. In tv non è andato male.
GIORGIA MELONI
7 Il rischio che la discesa in campo di Berlusconi mandi al macero le primarie del Pdl è dietro l’angolo. Galan si è già fatto da parte, altri ci stanno pensando, Proto insegue Forza Italia 2. Chi non molla è la Meloni. Non solo l’ex ministro della Gioventù ha presentato regolamente 70mila firme a sostegno della sua candidatura, ha anche sollevato un polverone sul caso del diritto di voto per i sedicenni. Che, rebus sic stantitibus, dovrebbero pagare 12 euro per accedere ai seggi. Assurdo. Guai a chi prova a strapparle il suo bacino elettorale.