Pedofilia nella Chiesa, commissariato il primate d’Irlanda
UN'USCITA di scena poco onorifica. Più rossa di vergogna che color porpora. Tra dodici mesi esatti, a settantacinque anni compiuti, il cardinale Sean Brady dovrà farsi da parte, travolto dallo scandalo sulla pedofilia nella Chiesa d'Irlanda. Per il primate della terra di San Patrizio papa Benedetto XVI ha deciso che non ci sarà alcuna proroga al termine del mandato episcopale. Al suo posto, come arcivescovo di Armagh, il pontefice ha individuato monsignor Eamon Martin, 51 anni, nel frattempo nominato coadiutore della stessa arcidiocesi.
LA DECISIONE su Brady è arrivata dopo che nei confronti del cardinale si erano fatte sempre più pressanti le richieste di dimissioni per aver coperto abusi sessuali di sacerdoti su minori. Nascondimenti per giunta ammessi dallo stesso porporato. Tre anni fa, quando la vicenda era venuta alla luce, il primate confessò di provare <vergogna> per il fatto di essere stato presente ad incontri durante i quali i bambini dovevano sottoscrivere impegni al silenzio sulle accuse contro il sacerdote Brendan Smyth (morto nel 1997), uno dei più noti pedofili del Paese. Non a caso molte vittime, divenute adolte, negli ultimi tempi hanno invocato le dimissioni di Brady che, pur non volendo abbandonare l'ufficio, nel 2010 chiese al papa la nomina di un coadiutore.
NON TROVA pace la Chiesa cattolica irlandese, sconquassata da centinaia di casi di violenze su minori. Uno dopo l'altro sono caduti i vescovi di varie diocesi, molte delle quali tuttora vacanti. Il primo a cedere il passo è stato, tre anni fa, monsignor John Magee di Cloyne, già segretario personale di tre pontefici (Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II). Su di lui pende l'accusa pesantissima di aver insabbiato i reati di alcuni preti pedofili. Attendono, invece, le nomine dei nuovi pastori le diocesi di Kildare, Lighlin e Limerick, dove monsignor Seamus Hegarty ha lasciato ufficialmente per motivi di salute.
COME RIVELA l'agenzia di stampa Adista (44,2012), dopo la visita apostolica in Irlanda, tra la fine del 2010 e i primi nesi del 2011, la Santa Sede era orientata verso una riorganizzazione complessiva della Chiesa locale. Nel mirino di Roma c'era soprattutto il numero di diocesi, ritenuto eccessivo in proporzione al totale degli abitanti: ventisei su una popolazione di sei milioni di persone. La proposta era quella di 'cancellare' le comunità con meno di 100mila abitanti, ovvero un terzo delle attuali. Sorsero delle resistenze e allora Roma decise di alzare l'asticella, portando la mannaia a oltre 300mila. Non se ne è fatto ancora nulla.
TUTTO resta come prima. O quasi: le diocesi rimangono sempre ventisei, ma i vescovi coinvolti nello scandalo fanno le valigie, colpiti dal pugno di ferro di Benedetto XVI. Che non si confina entro la sola Irlanda. Negli ultimi anni il papa ha 'rimosso' - lo schema classico prevede le dimissioni del vescovo incriminato, ex canone 401 comma 2 del Codice di diritto canonico, e il rapido accoglimento delle stesse da parte del pontefice - l'ordinario di Bruges, Roger Joseph Vangheluwe, reo di abusi su un nipote (2010), e, dodici mesi prima, l pastore di Trondheim in Norvegia. Solo per restare ai casi più ecclatanti.
Giovanni Panettiere
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È USCITO il primo libro di. Giovanni Panettiere, Non solo vescovi, Gabrielli editore, 2012:
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