Vaticano e unioni omosessuali, la cura Martini dà i suoi frutti.
CHISSÀ cosa direbbe il Vaticano, se i leader politici italiani si dichiarassero gay per esprimere la loro solidarietà a Nichi Vendola, vittima di attacchi omofobi? La domanda è presa in prestito dall'editoriale del direttore Antonio Padellaro su Il Fatto quotidiano di ieri. Di nostro c'è solo la risposta: dalle mure leonine, statene certi, uscirebbero meno strali di qualche mese addietro. Perché anche Oltre Tevere la musica sta lentamente cambiando, come ha notato persino una vecchia volpe della galassia omosessuale, Franco Grillini.
FINORA ad auspicare una normativa italiana per le coppie di fatto, anche dello stesso sesso, erano stati solo vescovi di piccole diocesi. La memoria corre all'apripista Giovanni Giudici di Pavia, che nel 2007 aprì ai Dico, a Paolo Urso (Ragusa), a Giuseppe Morosini (Locri). Nulla di più. Nelle ultime settimane, però, il dibattito ecclesiale sul tema ha registrato accelerazioni a dir poco significative. Senza che la stampa laica se ne accorgesse più di tanto, il 14 gennaio il ministro della famiglia della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Enrico Solmi, con riferimento alla tutela della convivenze omosessuali, ha dichiarato: <Credo che sia opportuno operare sui diritti della persona in quanto tale, che pertanto possa scegliere in modo libero della possibilità di essere assistito in caso di malattia o di poter attribuire i propri beni ad una persona scelta, al di là di precedenti forme di unione matrimoniale> (Radio Vaticana).
ANCORA più esplicito è stato monsignor Vincenzo Paglia, che, forte di una collaudata capacità comunicativa, lunedì nella sua prima conferenza stampa da responsabile vaticano della famiglia (il suo raggio di competenza abbraccia l'intera Chiesa universale), ha conquistato le luci della ribalta, aprendo una breccia sui diritti delle coppie dello stesso sesso. Nello specifico, dal vescovo uscente di Terni è giunto un appello, affinché siano individuate <soluzioni di diritto privato e prospettive patrimoniali all'interno dell'attuale Codice civile>. In più Paglia, ricordando che <in oltre venti paesi l'omosessualità è ancora perseguita come reato>, ha invitato i governi <a fare il possibile per eliminare simili discriminazioni>, in nome della pari dignità tra tutti gli uomini.
NON ERA mai successo che un ministro vaticano invocasse, anche solo in maniera implicita, una regolamentazione delle unioni fra persone dello stesso sesso. Anzi, proprio il predecessore di Paglia al Pontificio consiglio per la famiglia, il cardinale Ennio Antonelli, solo il 13 aprile scorso così stigmatizzava la sentenza della Cassazione che ha riconosciuto il diritto alla vita familiare anche nelle coppie omosessuali: <È certamente una strategia che viene portata avanti. Dove non si riesce attraverso i parlamenti ad affermare i diritti delle unioni gay lo si fa attraverso le sentenze dei giudici, delle corti, cercando gradualmente di aggirare la legge e reinterpretare i diritti>. E ancora, come dimenticare, correva l'anno 2008, l'opposizione dell'osservatore permanente della Santa sede all'Onu, monsignor Celestino Migliore, contro il progetto francese di depenalizzazione dell'omosessualità su scala mondiale?
CERTO, sia Solmi che Paglia non hanno mai avuto la fama di conservatori. Il primo, una volta nominato vescovo di Parma, ha deciso di continuare il progetto di pastorale diocesana per le persone omosessuali, avviato dal predecessore, monsignor Cesare Bonicelli, il secondo ha sempre trasmesso, un po' per il suo ruolo di guida spirituale nella Comunità di Sant'Egidio, un po' per il carattere mite, l'immagine di una Chiesa caritatevole e dalle buone maniere. Inoltre non va dimenticato che entrambe le aperture sono state espresse in un contesto di netta opposizione a qualsiasi discorso a favore delle nozze omosex. Solmi e Paglia hanno bocciato questa ipotesi in virtù di un chiaro rimando alla centralità generativa del matrimonio. In altri termini, l'eco dei due presuli è caduto sul bonum prolis che dei tria bona matrimonii - gli altri fini classici delle nozze canoniche sono l'indissolubilità e la fedeltà - per secoli è stato il più sostenuto dalla Chiesa. Quasi che fosse l'unico scopo del matrimonio. Questo fino al Concilio Vaticano II che, con la costituzione Gaudium et spes, ha arricchito la platea dei valori, tutti di eguale dignità, alla base dell'intima communio vitae et amoris. Ma, come è noto e certi pronunciamenti sono lì a dimostrarlo, il Concilio non è stato ancora attuato integralmente. E chissà mai se lo sarà.
SAREBBE tuttavia ingeneroso sminuire le uscite dei due alti vertici ecclesiali, facendo leva sulla loro opposizione alle nozze omosessuali. Anche perché certi spiragli acquistano una rilevanza maggiore in una campagna elettorale dove persino nel Pdl, dopo il via libera di Silvio Berlusconi sui diritti per gay e lesbiche (7 gennaio 2013), l'ala liberal ha ottenuto un minimo di visibilità. D'altronde, se è vero che le leggi le vara il Parlamento, è anche vero che, specie su certi temi, le alte sfere della Chiesa non restano a guardare. Questo per dire che l'attuale terreno socio-politico si presenta più favorevole a chi rivendica una tutela giuridica per le coppie di fatto. In fondo anche nel popolo di Dio le parole del cardinale Carlo Maria Martini (<Non condivido la posizione di chi nella Chiesa se la prende con le unioni civili>, Credere e conoscere, 2012) stanno danno i loro frutti. Non è un caso che proprio Paglia, il giorno dopo la scomparsa dell'emerito di Milano, ai microfoni di Radio Vaticana (1 settembre 2012), pianse la perdita di <una straordinaria intelligenza pastorale> e la morte di <un grande maestro> Peccato che oggi Martini non possa commentare le aperture che lui stesso auspicava. Ma almeno da lassù potrà sorriderne.
Giovanni Panettiere
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È USCITO il primo libro di. Giovanni Panettiere, Non solo vescovi, Gabrielli editore, 2012:
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