Pacem in terris

Il cardinal Poletto boccia Famiglia Cristiana

Conclave, la data diventa un rebus «Ora le vecchie regole non valgono»

intervista al cardinale  Severino Poletto a cura di Giovanni Panettiere

in QN (Il Giorno–Il Resto del Carlino–La Nazione), 22 febbraio 2013

SOTTO a volta di Michelangelo ci sarà anche lui tra i centosedici cardinali chiamati ad eleggere il successore di Benedetto XVI. Quando il maestro delle cerimonie pontificie pronuncerà il proverbiale extra omnes, l’arcivescovo emerito di Torino, Severino Poletto, prenderà posto in Cappella Sistina, nonostante per quella data avrà varcato la soglia dei fatidici ottant’anni. Merito della legge elettorale della Chiesa che esclude dal Conclave le porpore ottuagenarie al momento della sede vacante — il 28 febbraio —, non chi spegne le candeline durante l’interregno. Per questo, insieme al tedesco Walter Kasper, Poletto sarà il più anziano tra gli elettori, anche se non si conosce ancora la data esatta di avvio del Conclave.

A breve il Papa potrebbe emanare un motu proprio per modificare la costituzione ‘Universi dominici gregis’, che regola l’elezione del vicario di Cristo. Sarebbe favorevole ad aprire la Cappella Sistina prima dei 15/20 giorni prescritti?

«La legislazione vigente prende in esame il caso specifico della morte di un Papa. Qui siamo di fronte a un’altra vicenda, le dimissioni di un Pontefice».

Tradotto, si può votare prima?

«Non è il mio pensiero. Dico solo che spetta a Benedetto XVI dirimere la questione. Sono un cardinale ed entrerò in Conclave il giorno deciso dalla Santa Sede».

Resta il fatto che la Curia romana non vede di buon occhio un’elezione lunga. Nel caso significherebbe che la Chiesa è divisa al suo interno?

«Non spiegherei la lunghezza di un Conclave con l’esistenza di una spaccatura tra i cardinali».

E allora che significato avrebbe?

«Semplicemente che gli elettori necessitano di più tempo per chiarire qualche dubbio».

Sta dicendo che la divisione tra conservatori e progressisti è una frottola della stampa?

«Senta, non accetto una simile distinzione. È nella natura umana delle cose avere più punti di vista. Pure tra i porporati possono esserci non due, ma addirittura dieci sensibilità diverse. Non c’è nulla di strano».

Per lei sarà la seconda volta in Cappella Sistina dopo quella del 2005. È emozionato?

«La lucidità e la grande capacità intellettuale di Benedetto XVI mai mi avrebbero fatto pensare di dover ritornare in Conclave. Non è che mi esalti l’esperienza di un’altra votazione: è un compito di assoluta responsabilità».

Quando arriverà a Roma?

«Il camerlengo non ha ancora spedito agli elettori l’invito a partecipare al Conclave, dal momento che il Papa è tuttora nel pieno esercizio delle sue funzioni. Sarò con Benedetto XVI il 28 mattina nell’incontro di commiato, promosso da lui con i cardinali in occasione dell’ultimo giorno di pontificato».

Nel frattempo come sta vivendo l’attesa?

«In questi giorni mi trovo a Loreto in ritiro con i seminaristi della congregazione salesiana. Prego per chiedere allo Spirito Santo di fare capire a noi elettori quale è il nome da lui scelto per succedere a Papa Ratzinger».

Ma riuscirà il partito romano a far eleggere un italiano o per la prima volta nella storia moderna della Chiesa avremo un Papa extraeuropeo?

«È lo Spirito Santo che sceglie. Se avrà deciso per un Pontefice extraeuropeo, sul soglio di Pietro avremo un vescovo di Roma asiatico, americano o altro».

L’arcivescovo emerito di Los Angeles Roger Mahony, travolto dalla bufera sulla pedofilia, ha detto che prenderà parte al Conclave.

«Lo conosco bene. Ho lavorato con lui in alcune commissioni. Mi astengo dal dare qualsiasi giudizio sulla sua persona e sui fatti che lo riguardano»

Non sarebbe meglio che restasse negli Stati Uniti?

«È un elettore a tutti gli effetti. Deve decidere lui e solo lui».

Famiglia cristiana ha lanciato un sondaggio tra i lettori sull’opportunità o meno che Mahony entri in Cappella Sistina.

«Sono giornalisti, fanno il loro lavoro. Ma non avrei promosso quel sondaggio».

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