Pacem in terris

Impallinato il cardinale O’Brien

IL SEXYGATE sul conclave ha fatto la prima vittima. Non si tratta del discusso cardinale Roger Mahony, nella bufera con l'accusa di aver coperto abusi sessuali su minori, perpetrati nella Chiesa di Los Angeles, né del primate di Irlanda Sean Brady, commissariato di recente da Benedetto XVI anche qui per una vicenda analoga. Salvo ripensamenti dell'ultima ora, entrambi entreranno in Cappella Sistina, nonostante le proteste e le petizioni di chi non vuole che mettano piede a Roma. Chi non sarà in conclave è, invece, lo scozzese Keith O'Brien. Lo ha annunciato lui stesso dopo che il Papa ha accolto, formalmente per raggiunti limiti di età, le sue dimissioni da arcivescovo di Edimburgo e, con buona probabilità, gli ha consigliato di non fare le valigie.

DUE GIORNI fa il porporato era stato accusato di 'comportamento inappropriato' da tre preti e da un ex sacerdote. Uno scheletro nell'armadio tenuto in naftalina per oltre trent'anni - a tanto risalgono i fatti contestati -  e riesumato con precisione chirurgica alla vigilia del conclave. O meglio, dell'apertura di O'Brien all'ipotesi di matrimonio per i preti cattolici. Non a caso le sue dichiarazioni  avevano suscitato un certo dibattito nel Regno Unito, sia per il contenuto dell'intervento - è quantomeno insolito che una proposta del genere sia avanzata alla vigilia di un conclave -, quanto e soprattutto per il fatto che a dare il via libera sia stato un tradizionalista come O'Brien. Lui che, scherzi della sorte, ha fama di falco proprio sul nodo omosessualità che ora aleggia come un fantasma sulle sue dimissioni, oltreché sulla rinuncia a votare il nuovo vicario di Cristo, un unicum nella storia della Chiesa.

NELLA VICENDA di O'Brien la tempistica gioca un ruolo fondamentale. Certo in ballo c'è un peccato contra sextum, che la morale cattolica condanna indipendentemente dal fatto che si abbia o meno un orientamento omosessuale radicato, ma più di tutto hanno potuto i veti incrociati tra i partiti della Chiesa. Tradizionalisti contro progresssisti, per usare le tanto vituperate etichette che, seppur non identificano al 100% il pensiero di un prelato, hanno il merito di fotografare la realtà dei fatti del dibattito intraecclesiale. Quello che in queste ore sta assumendo i contorni di un vero e proprio scontro, sempre più aspro. Ratzinger lo sa bene, come ha ricordato nel rito delle Ceneri: <Il volto della Chiesa è a volte deturpato da colpe contro l'unità della Chiesa e da divisioni del corpo ecclesiale>. Ma andarlo a spiegare al cardinale Tarcisio Bertone e alla sua macchina del fango è un'operazione tutt'altro che facile.

Giovanni Panettiere

comments powered by Disqus