Bergoglio, il cardinale degli ultimi
UN PELLEGRINO NELLE BINDONVILLE. GLI ANNI NOVANTA DI PADRE JORGE
Dopo gli studi in Germania torna in patria per stare con gli ultimi
Biografia di papa Jorge Bergoglio (II parte). Pubblicato su Qn (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione), edizione del 16 marzo 2013
ANNI ’70, nubi si stagliano sulla pampa argentina. Di notte, gli aerei della dittatura militare scaricano nell’oblio il loro carico di morte. A bordo, preti di regime danno l’estrema unzione ai desaparecidos prima dell’addio alla vita. Alla luce del sole, il nunzio apostolico Pio Laghi plaude all’insediamento del generale Jorge Rafael Videla e alla sua «vocazione cristiana e occidentale». È in questo clima cupo che muove i suoi passi il provinciale dei gesuiti, Jorge Mario Bergoglio. La Teologia della liberazione (Tdl) scuote la Chiesa che vuole povera e dei poveri, a fianco agli oppressi. Anche il futuro Francesco inizialmente strizza l’occhio alle tesi di Gustavo Gutiérrez, prima di prenderne le distanze nel 1979, a Puebla, in occasione dell’assemblea del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano). Alla Tdl contesta l’abbraccio mortale tra fede e marxismo, non l’attenzione per gli ultimi.
GLI ANNI ’80 riportano la democrazia in Argentina. Nel 1986 padre Jorge si reca in Germania, dove consegue il dottorato in Teologia. Il bisogno di testimoniare la fede nell’incontro con il suo popolo lo spinge a rientrare in patria, per esercitare il servizio pastorale in una parrocchia di Cordoba. Giovanni Paolo II ne intuisce le potenzialità e lo nomina nel 1996 arcivescovo di Buenos Aires. Da seguace di Ignazio di Loyola Bergoglio risponde presente. E, come oggi che è vescovo di Roma, anche allora si mette «in cammino» con il suo popolo. Sobrietà, solidarietà, umiltà diventano le parole chiave del suo ministero. Lontano dai protocolli e dagli sfarzi. L’arcivescovo non ha bisogno di limousine, sale sul bus, prende la metropolitana, non disdegna la bicicletta. Respira il lezzo delle villas miserias, le bidonville della capitale argentina. Lava i piedi ai malati di Aids, tuona contro quei preti ipocriti che «allontanano il popolo di Dio dalla salvezza», negando il battesimo ai figli «di ragazze sole che non hanno concepito nel matrimonio». Non si stanca di puntare il dito contro quella che chiama «mondanizzazione spirituale». In altri termini «il rischio più grande per la Chiesa - spiega - è quello di essere autoreferenziale come molte persone di oggi, divenute paranoiche e autistiche, capaci di parlare solo a loro stesse». Poi, la sera, Bergoglio rientra nel suo appartamentino, lascia vuoto l’episcopio, ricarica le batterie e al mattino torna tra gli uomini e le donne del nostro tempo.
CON I GOVERNI peronisti non c’è mai stata l’intesa. Nel 2007, il presidente Nestor Kirchner sostiene il referendum che nello stato di Misiones propone la rielezione a tempo indeterminato del governatore. Il primate d’Argentina intuisce il rischio di un ritorno al passato e sfida la Casa Rosada. Un anno prima aveva chiesto pubblicamente scusa per le colpe della Chiesa durante gli anni della dittatura, con la quale, a dirlo è il premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, attivista dei diritti umani, «Bergoglio non ha mai avuto nulla a che fare». Con la moglie di Kirchner alla guida dell’Argentina le tensioni si stemperano, ma le critiche dell’arcivescovo non mancano: il gesuita dice no al progetto di legge sul matrimonio omosessuale e soprattutto fa leva sull’urgenza di risolvere il dramma della povertà.
LA PRESIDENTE non gradisce e, quando Francesco viene eletto Papa, ritarda più che può gli auguri di Stato. Dal canto suo Bergoglio non predica bene e razzola male: potenzia la Caritas diocesana, manda i preti tra le prostitute, affitta garage nelle periferie dove invia i laici a risolvere le grane dei poveri e, nel caso, a dare anche la comunione. La berretta cardinalizia arriva nel 2001. Bergoglio non vuole comperare una nuova talare e ricicla quella del predecessore. Il sarto sbuffa, ma accetta. E agli argentini, che raccolgono i soldi per partire e festeggiarlo a Roma, dice: «State a casa, vi ringrazio, donate quel denaro ai poveri, ne hanno più bisogno». Dodici anni dopo Francesco non si smentisce.
Giovanni Panettiere (2-continua)
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È USCITO il primo libro di. Giovanni Panettiere, Non solo vescovi, Gabrielli editore, 2012: