Dal gran rifiuto a Papa Francesco
IL GRAN RIFIUTO NELL'ALTRO CONCLAVE. E LA STORICA ASCESA AL SOGLIO
Il cardinale Jorge disse: trasparenza nella Chiesa. Scattò l'ovazione
Biografia di papa Jorge Bergoglio (III e ultima parte). Pubblicato su Qn (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione), edizione del 17 marzo 2013
TRE MILIONI di fedeli sfilano lungo via della Conciliazione sotto un pallido sole per l’ultimo saluto a Karol Wojtyla. «Santo subito, santo subito», è il grido che si leva da una piazza San Pietro orfana del carisma del Pontefice venuto dall’Est. In quell’aprile 2005 gli occhi del mondo sono puntati su Joseph Ratzinger, il più stretto collaboratore di Giovanni Paolo II. È lui che entra ed esce Papa dal Conclave per continuare, con la finezza del teologo e la nettezza del prefetto dell’ex Sant’Uffizio, l’opera di nuova evangelizzazione contro il secolarismo e «la dittatura del relativismo», per citare la sua omelia all’esequie del Santo padre. In Cappella Sistina siede anche Jorge Bergoglio, primate di Argentina. Ha fretta di tornare nella pampa, tra i poveri della sua terra. È lì che si sente a casa, non fra gli stucchi dorati del Palazzo apostolico. I riformatori europei, dall’arcivescovo di Magonza, Karl Lehmann, al pastore di Bruxelles, Godfried Danneels, la pensano diversamente. Quando capiscono che la loro guida spirituale, Carlo Maria Martini, si sfila dalla partita, puntano su di lui per arginare l’avanzata del difensore dell’ortodossia. Al terzo scrutinio Ratzinger ottiene 72 voti (meno 5 dai 77 richiesti), Bergoglio ne strappa 40. L’argentino è a un passo dal bloccare l’elezione del tedesco. Ma è a questo punto che compie «il gran rifiuto». All’ora di pranzo, nel refettorio di Casa Santa Marta, il gesuita prega, supplica i suoi estimatori di convergere sul nome del teologo. Le lacrime gli rigano il viso. Non vuole passare alla storia come la mina che fa saltare in aria l’ascesa del futuro Benedetto XVI. Viene ascoltato.... «Non è ancora tempo per un Papa latino-americano», si rammarica Danneels.
OTTO ANNI dopo la musica cambia. Benedetto XVI compie un gesto rivoluzionario. Si dimette. Il nemico del relativismo finisce per relativizzare il soglio petrino: come gli altri pastori diocesani, ora anche il vescovo di Roma, nei fatti, può cedere il passo. È il viatico per una vigilia di Conclave vibrante. Più di un cardinale invoca la collegialità episcopale, il nigeriano John Onaiyekan recita il de profundis per lo Ior, i vescovi tedeschi lanciano addirittura un segnale di aggiornamento della morale sessuale, aprendo alla pillola in caso di stupro. Ma soprattutto i
latinos non mangiano la foglia del ticket Scherer-Piacenza, proposta dal partito romano, e per la prima volta si organizzano per tirare la volata ad un loro candidato. Chi? Alla penultima congregazione generale Bergoglio prende la parola per un intervento sulla povertà e la trasparenza nella Chiesa. È un’ovazione. Alle 20,10 di mercoledì il primo gesuita della storia parla da vescovo di Roma.
MA CHE PAPATO sarà quello di Francesco? «Voglio una Chiesa povera per i poveri», ha detto ieri padre Jorge ai giornalisti. Questo suo desiderio, unito alla definizione di sé quale «vescovo di Roma», alla croce di ferro sul petto, all’anello semplice al dito, al rifiuto della stola, della mozzetta e delle scarpette rosse raccontano un papato collegiale, sociale e sobrio, con meno accenti polemici contro il secolarismo e il relativismo del suo predecessore. Presto, poi, Bergoglio dovrà riprendere in mano il fascicolo lefebvriani. Ratzinger ha inanellato concessioni su concessioni,
senza incassare la fine dello scisma. Di certo ai tradizionalisti non sarà andata giù un’altra piccola ’rivoluzione’ di Francesco che giovedì ha celebrato la Missa pro ecclesia, girando l’altare a muro verso l’assemblea, in puro stile conciliare. Si dice che sarà un conservatore in dottrina. Può darsi - in passato ha espresso giudizi severi sulle donne -, ma, per esempio, su un tema caldissimo come quello delle coppie omosessuali in Argentina ha dato prova di essere un mediatore che strizza l’occhio ai progressisti. Lo dice Esteban Paulon, presidente della Federazione argentina di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali: «Si è espresso con forza contro i matrimoni omosex. Ma chiese, invano, ai vescovi argentini di accettare le unioni civili tra persone dello stesso sesso».
Giovanni Panettiere (3-fine)
https://www.facebook.com/#!/paceminterris.it?fref=ts
Twitter: panettiereg
È USCITO il primo libro di. Giovanni Panettiere, Non solo vescovi, Gabrielli editore, 2012: