Pacem in terris

Diaconesse sì, ma a metà

DIACONESSE sì o diaconesse no? Per il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Robert Zollitsch, si può fare. A patto che questo ministero sia distinto dal sacramento dell’ordine, riservato esclusivamente agli uomini. Qualche giorno fa, davanti ai 300 delegati dell’assemblea diocesana friburghese, Zollitsch si è impegnato ad avere «nuovi servizi e funzioni che siano aperte anche alle donne, come ad esempio un diaconato specifico per loro». Di più, il vescovo di Friburgo ha garantito il suo sforzo per soddisfare le richieste dei divorziati risposati, al momento esclusi da importanti aspetti della vita ecclesiale, a cominciare dalla comunione.

A DIFFERENZA che in Italia, il confronto sul diaconato femminile è tutt’altro che tabù nella Chiesa teutonica. Se ne è parlato persino nell’ultima assemblea generale dei vescovi, svoltasi a febbraio in piena sede vacante. In quell’occasione il cardinale Walter Kasper, grande elettore di Papa Francesco, ha invocato una riflessione approfondita su una specifica funzione diaconale per le donne. Il porporato ha menzionato il caso delle diaconesse attive in alcune Chiese ortodosse, senza dimenticare poi la diakonia femminile della prima comunità ecclesiale, da non confondere — stando almeno alla storiografia da lui seguita— col diaconato degli uomini. Ossia con quello che a tutto oggi  resta il primo gradino dell’ordine sacro. Sensibile al tema si è dichiarato il presidente della commissione pastorale della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Franz-Josef Bode, mentre il vescovo di Ratisbona, Rudolf Voderholzer, ha manifestato la propria contrarietà. «Anche il diaconato appartiene inscindibilmente al sacramento dell’ordine — ha detto al sito della sua diocesi —. E questo, conformemente alla Tradizione della Chiesa fondata sulle Scritture, è riservato ai maschi».

NELL’ATTESA di vedere se la svolta andrà in porto, l'assemblea generale dei vescovi si è impegnata ad incrementare notevolmente la percentuale di donne in posizioni dirigenziali. Sul punto anche a Roma qualcosa si sta studiando. Qualche giorno fa, in un’intervista al britannico Sunday Times, il coordinatore del nuovo gruppo di otto cardinali, chiamati da Francesco a consigliarlo sul governo del popolo di Dio, l'honduregno Oscar Rodriguez Mariadaga, ha avallato «l’idea di nominare delle donne nei posti chiave della Santa Sede». A stretto giro, si è fatto vivo anche il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. E non per stoppare l’arcivescovo: «Donne nei posti chiave della Santa sede? È una tappa naturale. Ci si orienta verso un numero maggiore di donne nominate a ruoli chiave per i quali sono qualificate». Nessuno può prevedere se alle parole seguiranno i fatti. Certo è che, dopo l’inedita Lavanda dei piedi a Casal del Marmo, si fa largo un cauto ottimismo. E chissà che un giorno anche le donne non possano diventare cardinale... Non molto tempo fa l’auspicio - lo ricorda la rivista cattolica The Tablet (4 maggio 2013) — era arrivato dall’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. Bonaccione, papabile e non proprio progressista.

Giovanni Panettiere

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È USCITO il primo libro  di. Giovanni Panettiere, Non solo  vescovi, Gabrielli editore

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