Pacem in terris

Sberla al Sant’Uffizio

FRANCESCO STRONCA IL SANT'UFFIZIO.  <VI AMMONISCE? VOI TIRATE  DRITTO> .

Il Papa sprona i religiosi latinoamericani.

E depotenzia

la Curia                                                                                                                                                     

 

Articolo pubblicato su Qn (Il Giorno-La Nazione-Il Resto del Carlino), edizione del 12 giugno 2013

Giovanni Panettiere
CITTÀ DEL VATICANO

LA RIFORMA della Curia si farà, manca la data, ma Francesco ha già fatto capire che non si limiterà al consueto avvicendamento ai vertici dei dicasteri vaticani. Dietro le quinte la commissione cardinalizia, costituita ad hoc dal Papa, studia accorpamenti e stroncature. Nel frattempo Bergoglio continua l’opera di depotenziamento del potere romano in favore delle conferenze episcopali e degli ordini religiosi. Così, dopo aver tolto alla Segreteria di Stato la gestione dei rapporti con la politica e le istituzioni italiane, il gesuita colpisce al cuore della macchina: a quella Congregazione per la dottrina della fede, un tempo Sant’Uffizio, che dal 1542 vigila sul rispetto del magistero della Chiesa a suon di scomuniche e ammonimenti. Anche e soprattutto sotto l’ultimo suo più illustre prefetto, Joseph Ratzinger.

RICEVENDO in udienza privata il 6 giugno i vertici della Clar (Confederazione latinoamericana dei religiosi), Francesco avrebbe parlato non solo di corruzione e lobby gay in Santa sede, ma anche della necessità per monaci e frati di «avanzare verso nuovi orizzonti, andando verso i poveri e i nuovi soggetti emergenti nel continente». Senza lasciarsi intimidire dai cartellini gialli del Sant’Uffizio: «Anche se vi arriverà una lettera della Congregazione per la dottrina, affermando che avete detto questo o quello, non preoccupatevi. Spiegate quello che dovete spiegare, però andate avanti. Aprite porte, facendo qualcosa là dove la vita vi chiama. Preferisco una Chiesa, che si sbaglia per fare qualcosa, che una che si ammala per rimanere rinchiusa». Sempre con i religiosi, Bergoglio avrebbe condiviso anche due preoccupazioni. La prima legata ai «gruppi restauratori», ascoltando i quali «uno ha l’impressione di tornare indietro di sessant’anni, a prima del Concilio»; la seconda connessa a un ritorno montante del panteismo.

DELL’INCONTRO con la Clar non esistono registrazioni, solo una sintesi messa nera su bianco sul sito cileno, Reflexion y liberacion, molto vicino alla Teologia della liberazione. La Sala stampa vaticana ha detto di «non avere alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione», ma fa ‘rumore’ l’assenza di una smentita ufficiale su indiscrezioni così forti piovute sul web. Gli stessi religiosi latinos si limitano a manifestare un certo dispiacere per la fuga di notizia. Nulla di più. In un contesto simile le affermazioni del Papa sulla Dottrina della fede non debbono essere piaciute troppo all’attuale numero uno del dicastero. Quel monsignor Gerhard Ludwig Müller. tra l’altro accusato dalla destra cristiana di essere un sostenitore proprio della Teologia della liberazione. Tuttavia sbaglierebbe chi nelle parole di Bergoglio volesse vedere un via libera a radicali fughe in avanti. Solo ieri, nel corso della messa mattutina a Santa Marta, il vescovo di Roma, guarda caso davanti a un gruppo di sacerdoti, religiosi e laici della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, ha esortato la Chiesa a rifuggire da due tentazioni: quella di andare indietro e quella di «un progressismo adolescente». Colpevole di voler «avere tutto con l’entusiasmo», di non essere «un vero progressismo» e di «far andare fuori strada» il popolo di Dio.

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