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Il cardinale Martins elogia Francesco: la trasparenza è la sua forza

<LA FORZA DEL PAPA E' LA TRASPARENZA. ECCO I PRIMI FRUTTI>. INTERVISTA AL CARDINALE MARTINS

Articolo pubblicato sul Qn (Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione) il 29  giugno 2013

 

Giovanni Panettiere

CITTA' DEL VATICANO

TRASPARENZA, povertà e servizio. La rivoluzione di Papa Francesco viaggia su tre binari ben definiti che rilanciano a gran velocità l’immagine della Chiesa nel villaggio globale dopo gli affanni dell’ultima fase ratzingeriana. Nonostante le inchieste sullo Ior e gli scandali sessuali, veri o presunti che siano, la luna di miele tra il successore di Pietro e il mondo non conosce crisi. Prova ne è la folla di 70-100mila fedeli che riempie piazza San Pietro a ogni udienza generale e Angelus della domenica. Eppure in Curia romana c’è chi trema di fronte alla possibilità di una svolta radicale nell’organizzazione dei dicasteri vaticani. A questa starebbe lavorando Bergoglio. Che diserta le ferie e non vuole essere trattato come «un principe rinascimentale». Più di un cardinale della Santa sede rifiuta di commentare il cambio di passo impresso dal Papa. Chi parla è invece il portoghese José Saraiva Martins, 81 anni all’anagrafe, tra i veterani in Curia, dove ha ricoperto l’incarico di prefetto della Congregazione per le cause dei santi. E le sue sono parole al miele.

La convince la rivoluzione di Francesco?

«L’impressione è ottima. Il Papa è un vero pastore, vicino ai fedeli. Più di una volta ci ricorda che per guidare e illuminare i fedeli dobbiamo stare in mezzo alle pecore. Di più dobbiamo avere il loro stesso odore. Questo è straordinario».

Non pensa che la sedia vuota al concerto per l’Anno della fede sia stata una mancanza di rispetto nei confronti di voi cardinali?

 «Chiaramente chi attendeva l’arrivo del Papa può esserci rimasto male per la sua assenza. Ma non ci vedo alcuna mancanza di rispetto».

 E che cosa è stato, allora?

«Il segno di un Pontefice che lavora anche fino a sera tarda per cercare di risolvere i nodi della Chiesa, a partire dal concetto fondamentale della trasparenza nelle istituzioni ecclesiali».

Lo Ior in testa, visto che ha deciso di commissariarlo: prima la scelta di un presule di sua fiducia, poi l’istituzione di una pontificia commissione.

«Non so dire se in passato ci sia stato o meno qualcosa di oscuro. Certo è che se Francesco ha fatto queste mosse avrà avuto i suoi buoni motivi».

 Il Papa ama dire che «Pietro non avevauna banca». Lo Ior ha i giorni contati?

«Non esageriamo, quella frase non va letta in senso letterale. Il suo è semplicemente un appello per una Chiesa e un papato poveri, lontani dalle ricchezza. Un conto è esigere trasparenza nello Ior, altro è chiuderlo».

Nel frattempo, però, la Santa Sede ieri ha acconsentito all’arresto di monsignor Scarano. Con Marcinkus ci si appellò al Trattato Lateranense.

 «Eravamo a metà degli anni ’80. Il contesto è diverso e credo anche le responsabilità dei protagonisti in campo».

 

 

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