Pacem in terris

Elogio del dialogo

CHI CONOSCE il percorso religioso di Bergoglio sa bene che, da novello gesuita, sognava di andare missionario in Giappone. La salute malferma degli anni giovanili mandò all'aria il progetto, anche se il destino ha poi ampiamente ripagato Francesco. Ciononostante l'amore per l'estremo Oriente non è mai tramontato nel cuore del pontefice. Per questo ieri deve essere stato particolarmente emozionante per lui incontrare un gruppo di studenti nipponici in visita in Vaticano. Per l'esattezza, si è trattato di duecento ragazzi della Seibu Gauken Bunri Junior High School di Tokyo che annualmente, ad agosto, organizza una trasferta a Roma e partecipa a un'udienza del papa. <Il viaggio - ha precisato una nota vaticana - era stato prenotato prima che la Prefettura della casa pontificia annunciasse la cancellazione delle udienze generali nel mese di agosto. Il Santo Padre, come gesto di amicizia, ha fatto un'eccezione e ha deciso di incontrare gli studenti nel cortile di San Damaso>.

IL FACCIA A FACCIA con i ragazzi, all'insegna del basso profilo, in pieno stile Bergoglio, è stata l'occasione propizia per un elogio di Francesco al dialogo. Fra le culture come tra le religioni: <Se noi siamo isolati in noi stessi, abbiamo soltanto quello che abbiamo, non possiamo crescere culturalmente. Invece, se noi andiamo a trovare altre persone, altre culture, altri modi di pensiero, altre religioni, noi usciamo da noi stessi e incominciamo quella avventura tanto bella che si chiama dialogo>. A braccio, scandendo bene le parole, il papa ha illuminato il sentiero del confronto come unica via per la pace: <Non si può avere pace senza dialogo. Tutte le guerre, tutte le lotte, tutti i problemi, che non si risolvono e con i quali ci scontriamo, sono per mancanza di dialogo>. Ma questo - ha precisato il santo padre, alternandosi con l'interprete giapponese - dev'essere fondato sulla <mitezza> e <sull'ascolto> come strumento di conoscenza di chi è differente da noi. Il punto di partenza pratico nel confronto reciproco rimane la capacità di fare domande intelligenti, dando la precedenza all'altro più che a noi stessi: <Ma perché tu pensi così? Perché questa cultura fa così? Sentire gli altri, e poi parlare. Prima sentire, poi parlare. E questo è mitezza. E sapete una cosa, una cosa importante? Questo dialogo è quello che fa la pace>.

DURANTE l'incontro c'è stato lo spazio anche per scherzare. Come quando Francesco ha risposto al saluto, a nome della scuola, di una delle studentesse giapponesi, dal timbro venato di campano. <Ma tu sei nata a Napoli? Parli bene l'italiano>, le ha sorriso il papa, lodando l'accento. E' toccato all'interprete 'confessare' a Bergoglio l'origine per metà partenopea della giovane.Gli studenti giapponesi hanno quindi intonato l’inno della loro scuola. E, dopo il canto, Francesco ha aggiunto: <Ah, siete bravi, eh?, cantando! C’è il principio di reciprocità anche nel dialogo: quando uno dice una cosa, l’altro deve dire un’altra. Ma io non so cantare: non posso>. Il riferimento implicito è all'ablazione di una parte del polmone destro che limita un po' il respiro del papa. E che, a suo tempo, gli ha impedito di volare là dove voleva: a Tokyo.

Giovanni Panettiere

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